Il cammino sinodale viaggia anche sulla rete!

Cominciamo, o cominciamo nuovamente un anno pastorale e sociale. Con diverse incognite, alcuni fondati timori rispetto all’economia, alla politica ed alla fragilità del nostro credere e sperare in tempo complesso.

Riprende anche questo dialogo con i lettori sui temi della trasformazione digitale che impattano sulla nostra esistenza e sulla nostra fede.

Il Sinodo della Chiesa universale, attraverso una iniziativa del Dicastero per la Comunicazione, ha nei mesi estivi portato avanti un progetto pilota – la Chiesa ti ascolta – condotto nel continente digitale ed attraverso strumenti digitali, di fatto un questionario erogato in tutto il mondo attraverso canali digitali, missionari nel digitale ed influencer cattolici.

Anche noi come Apostolato Digitale abbiamo avuto modo di avere parte attiva. I risultati sono in corso di valutazione e saranno presto pubblicati ed anche noi ne daremo conto. Qualche indicazione e percezione è possibile però anticiparla all’inizio di questo nuovo anno per dare anche il tono a questi nostri incontri settimanali. La prima indicazione che emerge potente è il desiderio di partecipazione attraverso il digitale alla vita della Chiesa ed al processo sinodale. Anche se lo schermo scherma, emerge come, paradossalmente, questo possa anche avvicinare chi altrimenti non si avvicinerebbe ed infondere coraggio e desiderio di dire la propria su come si immagina e desidera la Chiesa. Il digitale è luogo di evangelizzazione, di incontro, di confronto in cui il mondo ci chiede di essere, sia la nostra gente che la gente “fuori” ma che è sorprendentemente e piacevolmente interessata alla vita della Chiesa.

Questo riteniamo possa essere un incoraggiamento per chiunque, con qualunque ministero, con coraggio si spende anche tra le pagine digitali, cerca contatti, stabilisce legami, condivide pensiero, riflessioni, spiritualità. La rete dice che tutto questo è apprezzato ed apprezzabile. Gli estremismi non piacciono, sconcertano, talora scandalizzano. Un sano discernimento ci aiuterà ad essere più credibili laddove ci presentiamo come credenti.

Una seconda indicazione di fondo dice che esiste una percezione della Chiesa che è distante dalla realtà che genericamente ciascuno di noi vive. Una Chiesa che secondo coloro che hanno risposto dovrebbe fare molte cose, ma che in effetti fa già. Poveri, ultimi, ascolto, preghiera: 13.000 questionari spesso dicono che tutto questo non esiste. Certamente ci sono delle zone d’ombra, situazioni complesse, mancanze e resistenze, durezze e scandali. Ma riesce difficile pensare che la portata sia tale da essere così generale e generalizzata.

Dunque perché questa distanza in effetti eccessiva tra percepito e reale? Forse perché il narrato è troppo poco narrato, perché il virtuale non è specchio del reale, perché il reale in qualche modo disdegna il virtuale? Non abbiamo risposte, non ancora. Ma certamente questo dato ci può invitare ad una riflessione maggiore, ancora una volta a testimoniare con maggiore parresia il bene che c’è che anche nel digitale va raccontato e condiviso in modo che possa essere testimonianza. Non va ostentato, è opera di Dio, ma forse neppure nascosto quasi che fosse una vergogna. Dobbiamo insieme cercare un equilibrio tra l’elemosina da farsi in silenzio e l’annuncio del bene sopra i tetti. In una condizione digitale che ha regole che non possiamo cambiare, ma a cui in qualche modo dobbiamo stare, come una qualunque lingua e cultura di missione tra quelle che nei secoli il credere ha affrontato.

Due semplici spunti tra i molti che ancora avremmo occasione di condividere, ma due punti di partenza in questa ripartenza ove digitale e reale, ove immateriale e ferialità sono spesso sovrapposti e nella sovrapposizione ci chiedono una parola, dei gesti, di essere presenza di Cristo. Non meno vera ed importante per il fatto di essere inculturata in questo mondo.

Buon anno pastorale a tutti i lettori anche di questa pagina.

Don Luca PEYRON

Ivan ANDREIS

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