Il messaggio per la giornata del primo gennaio dedicato all’Ai che è quanto più di nuovo e radicale investe il tempo che viviamo. Bergoglio sollecita un dialogo su queste nuove tecnologie, dotate di potenzialità dirompenti e effetti ambivalenti. E punta sui giovani: hanno cambiato la sensibilità sull’inquinamento, possono incidere sui destini delle macchine che popolano il nostro quotidiano.
I progressi nel campo dell’intelligenza artificiale hanno «un impatto sempre più profondo sull’attività umana, sulla vita personale e sociale, sulla politica e l’economia» e per questo il tema del messaggio di Papa Francesco per la prossima Giornata mondiale della pace del primo gennaio 2024 avrà per titolo “Intelligenza artificiale e pace”. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede.
Il primo di gennaio la Chiesa Cattolica celebra la solennità di Maria Madre di Dio, ma per volere di Paolo VI, che ne specifica le ragioni con un messaggio datato 8 dicembre 1967, in quel medesimo giorno, il primo di ogni anno civile, la: «Chiesa cattolica, con intenzione di servizio e di esempio, vuole semplicemente “lanciare l’idea”, nella speranza ch’essa raccolga non solo il più largo consenso del mondo civile, ma che tale idea trovi dappertutto promotori molteplici, abili e validi a imprimere nella “Giornata della Pace”, da celebrarsi alle calende d’ogni anno nuovo, quel sincero e forte carattere d’umanità cosciente e redenta dai suoi tristi e fatali conflitti bellici, che sappia dare alla storia del mondo un più felice svolgimento ordinato e civile». Continua Paolo VI: «La pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei Popoli, una nuova mentalità circa l’uomo ed i suoi doveri ed i suoi destini».
Nella scia di Paolo VI
Nel proporre come tema della prossima giornata l’intelligenza artificiale, Bergoglio si pone dunque in linea con le intenzioni del suo successore. L’AI è quanto di più nuovo e radicale investe il tempo che viviamo. Papa Francesco, si legge nel comunicato del Dicastero, «sollecita un dialogo aperto sul significato di queste nuove tecnologie, dotate di potenzialità dirompenti e di effetti ambivalenti”, richiamando, “la necessità di vigilare e di operare affinché non attecchisca una logica di violenza e di discriminazione nel produrre e nell’usare tali dispositivi, a spese dei più fragili e degli esclusi: ingiustizia e disuguaglianze alimentano conflitti e antagonismi».
L’urgenza, è quindi quella«di orientare la concezione e l’utilizzo delle intelligenze artificiali in modo responsabile, perché siano al servizio dell’umanità e della protezione della nostra casa comune», con l’esigenza di estendere questa riflessione etica «all’ambito dell’educazione e del diritto». «La tutela della dignità della persona e la cura per una fraternità effettivamente aperta all’intera famiglia umana», infatti, «sono condizioni imprescindibili perché lo sviluppo tecnologico possa contribuire alla promozione della giustizia e della pace nel mondo».
Un raccordo con Lisbona
Vorrei sottolineare un raccordo importante tra queste parole e quelle con cui Francesco ha commentato la Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi pochi giorni fa a Lisbona:«La Gmg ha mostrato a tutti che è possibile un altro mondo: un mondo di fratelli e sorelle, dove le bandiere di tutti i popoli sventolano insieme, una accanto all’altra, senza odio, senza paura, senza chiusure, senza armi! Il messaggio dei giovani è stato chiaro: lo ascolteranno i “grandi della terra”? Mi domando, ascolteranno questo entusiasmo giovanile che vuole pace? È una parabola per il nostro tempo, e ancora oggi Gesù dice: “Chi ha orecchie, ascolti! Chi ha occhi, guardi!”. Speriamo che tutto il mondo ascolti questa Giornata della Gioventù e guardi questa bellezza dei giovani andando avanti». Qui credo, stia il punto. Auspicare una AI a misura d’uomo, strumento di pace e non di guerra, nelle tante forme in cui essa si combatte, rischia di essere un utopico e forse flebile auspicio. Gli interessi economici in gioco sono tali e tanti che difficilmente un discorso li può spostare.
Ma la speranza nasce dalle nuove generazioni. Dai giovani. Se qualche cosa è davvero cambiato nella sensibilità comune sull’inquinamento, e ben sappiamo quali interessi ci sono sugli idrocarburi, lo si deve ai giovani. Allo stesso modo credo che affidare a loro la pace come ha fatto Francesco significhi anche a loro affidare i destini dell’intelligenza artificiale, del suo uso, dei suoi pregi e dei suoi grandi difetti. Una tecnologia giovane in mano a giovani dal cuore aperto e vivo, ancorati a valori che non siano solo il profitto, ma anche il comune destino di questo pianeta. Delle sue foreste così come delle macchine che popolano il nostro quotidiano.
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