WikiLeaks stravolge il giornalismo tradizionale ed inaugura l’era dei leaks, la fuga di notizie rilasciate online. Di questo scrive Philip Di Salvo nel suo libro «Leaks. Whistleblowing e hacking nell’età senza segreti», presentato in occasione della Biennale Tecnologia. Ma il whistleblowing nasce grazie alla rivoluzione digitale? Ovviamente no.
Molte notizie in passato sono state rivelate grazie ad informatori anonimi, si pensi al caso Watergate. La vera rivoluzione sta nella rapidità di comunicazione delle informazioni, che grazie alla piattaforma di WikiLeaks possono essere inoltrate alla redazione dalla propria abitazione, e nella protezione delle fonti, che restano anonime grazie ai sistemi di crittografi a. L’altra faccia del whistleblowing digitale è, di fatto, l’hacking della sfera politica, attività illegale che mette a rischio gli attivisti, come nei casi Manning e Snowden, ecco perché sorge la necessità di sfruttare l’ecosistema digitale per aumentare la sicurezza dei whistleblower.
Le nuove tecnologie, che permettono di accedere ai contenuti in modo rivoluzionario rispetto al passato, spesso danno la possibilità alle testate giornalistiche di accedere ad informazioni di natura controversa che non coinvolgono solo i soggetti pubblici ma l’intera comunità mondiale, oggi sottoposta a sistemi di controllo diffuso proprio grazie alla digitalizzazione. Per questo si evidenzia l’eticità dell’attività di hacking, diversa dal cosiddetto cracking, che porta con sé una serie di valori, tra cui la responsabilità civica di comunicare alla società «che cosa c’è dentro alla scatola».
L’altra novità derivante dalla democraticizzazione fornita dalle tecnologie digitali ed è il network journalism: la documentazione degli eventi tramite post sui social media, che trasforma il ruolo dei giornalisti da cassa di risonanza a filtro delle notizie. Il sistema di informazione moderno – conclude Di Salvo – è estremamente complesso e a volte rischioso, è indispensabile quindi che il giornalismo riconosca il proprio ruolo e si immetta nel sistema con il giusto rapporto di forza tra testate tradizionali e social network.
Jasmine MILONE