“Affascinante e tremenda”. Così papa Francesco sull’intelligenza artificiale. Dono della creatività umana, ma anche strumento potente che va governato
Strumento affascinante e tremendo. Definiva così l’intelligenza artificiale Papa Francesco al G7 dello scorso giugno in Puglia. Richiamava i capi di governo alla necessità di un controllo etico di uno strumento così dirompente. Ha continuato a farlo per tutto il suo pontificato.
All’ultimo Forum economico mondiale di Davos a gennaio mise in guardia su una tecnologia “i cui risultati sono quasi indistinguibili da quelli degli esseri umani”, e che può trascinarci verso una crisi della verità pubblica. Può invece, considerava Francesco, essere uno strumento di progresso, se a decidere cosa farne è l’uomo. Una forma di moderazione etica degli algoritmi che egli stesso chiamò “algoretica”.
Un concetto espresso dal Papa nel 2020, nel documento “Rome Call for AI ethics”, appello derivato dagli incontri a Roma con i vertici di multinazionali come Microsoft, Ibm e Cisco e altri colossi informatici.
Contro il rischio di fake news informatiche Papa Francesco si espresse più volte, l’ultima a febbraio, già ricoverato al Gemelli. “Vergognoso – scrisse in un messaggio al Congresso Latino americano di Lima – usare un’idea altrui, rubare un’immagine”. Ne fu vittima lui stesso, con la famosa foto fasulla del piumino bianco.
L’intervista a Luca Giorgio Peyron – Apostolato Digitale Arcidiocesi Torino
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