Le nuove tecnologie oggi possono sostituire le comuni e normali funzionalità motorie e in un certo senso guarire. Intendiamoci non fanno miracoli, anche perché non spetta loro, ma possono aiutare facendo un gran bene. A testimoniarlo è la storia di un uomo cinese – un tal Gert-Jan Oskam – di 40anni paralizzato a causa di un fatale incidente (avvenuto dieci anni prima) in moto, uno di quelli che non perdona e paralizza.
Grazie alla scienza applicata alle tecnologie di ultima generazione, alcuni scienziati svizzeri hanno di recente sviluppato una “interfaccia cervello-spinale”, in grado di creare una connessione diretta tra cervello e midollo spinale.
Si tratta di un sofisticato dispositivo costituito da due impianti: uno da impiantarsi nel cervello e l’altro nel midollo spinale. Il primo (impianto) posizionato nel cervello ha il compito di “…monitorare le intenzioni di movimento della persona” trasmettendole in modalità wireless all’altro impianto concepito come unità esterna, posizionato sulla schiena proprio all’altezza del midollo spinale.
In pratica, il primo impianto che sorveglia le intenzioni dell’umano paraplegico è programmato per interpretare gli input e decifrarli come comandi. A quel punto, gli input vengono spediti al secondo impianto che stimola i muscoli. Da qui, il movimento reso di nuovo possibile. Semplicemente, formidabile!
Ma non è tutto. Dalle testimonianze rese dall’uomo, la prima persona chiamata a testare tale marchingegno tecnologico, parrebbe che il medesimo sia in grado di camminare per almeno 100 mt al giorno e stare in piedi per svariati minuti, senza appoggiarsi con le mani da qualche parte.
Tale sofisticata tecnologia è stata concepita per consentire, come affermano i ricercatori, “il pieno controllo sui parametri di stimolazione”. Quindi permette di fermarsi, camminare, salire le scale. Certo, a rilento ma come una “vita normale” che troppo spesso la si tende a dare per scontata.
Dal punto di vista tecnico, ancora, gli impianti funzionano grazie a una rapidissima connessione tra di loro, generando per l’effetto un “ponte digitale” tra cervello e midollo spinale.
È evidente che una tecnologia così riuscita, è decisamente promettente preannunciando, come dichiarano i ricercatori, “una nuova era nel trattamento dei disturbi del movimento dovuti a disturbi neurologici” causati, ad esempio da ictus, ridonando la speranza quella fisica a quanti sono (stati) colpiti da paralisi motorie.
Chiara PONTI, IT Legal e nuove tecnologie