Sloweb oggi, chiusi in casa, cosa significa? Alcuni suggerimenti prendendo spunto dal libro «Sloweb – piccola guida all’uso consapevole del web» che ho curato, con altri, per Golem Edizioni, nel 2018. In Sloweb usiamo dire che il miglior antivirus siamo noi. Vale nel campo del cyber security, ma adesso è vero per ben altro: oggi è un tempo di incredibile opportunità; possiamo sentire che il nostro comportamento individuale può generare un danno o un beneficio collettivo di grandi dimensioni. Tutti passiamo molto tempo sul web. Non solo più 6 ore, ma 16; non solo gli adolescenti, anche i bambini, anche gli anziani. Chi gioca, chi chatta, chi scrolla. Qualcuno studia, e forse impara; qualcuno lavora, e forse produce. Anche sul web abbiamo oggi un’opportunità unica: quella di fare delle scelte, di imparare e insegnare, di selezionare le nostre opzioni più importanti: bulimia o equilibrio, moderazione o esagerazione? Scegliere o essere scelti, usare o abusare? Sprecare o investire il nostro tempo?
C’è bisogno di democrazia dello spazio digitale, impariamo a rispettare il prossimo anche in questo. Attenzione allo stress nostro e altrui. Notifiche, rumori, vibrazioni; usa il web, non farti usare. Non farti infettare dalla nomofobia e dalle altre malattie indotte dall’abuso di tecnologie troppo nuove. Una delle abitudini peggiori che abbiamo assunto in questo secolo è la condivisione compulsiva. Prima, e al posto, di leggere qualcosa ci chiediamo a chi la possiamo mandare. La notizia, così ridotta, scende al rango di dato non sale a quello di conoscenza. Allo stesso modo, cerchiamo di selezionare contenuti che ci aiutino a tenere aperto il pensiero. Occorre essere attenti ai siti cui ci rivolgiamo. In generale, dovremmo cercare di guardare le notizie poche volte al giorno e per bene, non lasciarci andare all’uso delle notizie per generare scariche di ansia ripetute. Contrastiamo l’infodemia, lottiamo contro l’industria che compete per il nostro click, costruiamo una nostra ecologia personale per proteggerci dall’angoscia!
Ci hanno detto e convinto che lo spazio sia infinito, gratuito, da usare (2G e 5G e poi 500G…). Non è vero, costa ambiente, ogni byte che faccio girare in rete sarà un fiocco di neve che si scioglie nell’Artico. In questi giorni in cui i genitori sono a casa, ne apprifittino per conoscere cosa i figli fanno sul web, cercando di giocare con loro. Docenti e studenti dovrebbero ricordare che se usano Google i loro dati non sono protetti, i servizi non sono gratuiti, la nostra privacy è il prezzo. I nostri dati dovrebbero stare a casa con noi. Questo tempo a casa è un’opportunità per fare pulizia, selezionare, buttare ciò che non serve dei nostri archivi digitali. Perché? Perché consumano ambiente e sono magazzini dove si accumula di tutto, e quindi presto non si troverà più nulla. Cancelliamo contatti e indirizzi inutili, fotografie, scritti, mail che non servono, riduciamo soprattutto le nostre registrazioni su account cui abbiamo lasciato le nostre credenziali, scriviamo le nostre volontà, lasciamo degli archivi decenti, oggi, che abbiamo tempo di pensarci. Riduciamo la nostra impronta digitale, predisponiamo la nostra eredità digitale. Per maggior sicurezza, per maggior risparmio e serenità.
Se abbiamo figli, approfittiamo di questo tempo per fare gli album di famiglia, di comunità, di scuola; stampiamo le migliori fotografie, che altrimenti vanno perse, arricchiamole di considerazioni, raccontiamoci le storie, così i nostri figli avranno di che raccontare ai loro, e l’uomo continuerà a imparare. Perché si impara molto, molto di più, ascoltando le storie dagli altri, altro che video. Anche se il web è nuovo, e non sappiamo ancora come apprendere da esso, in questo periodo possiamo imparare a non rubarci l’un l’altro il tempo e la possibilità di conoscere, evitando spreco di denaro e la rovina dell’ambiente sociale e fisico di tutti. Sobri, moderati, ironici e sorridenti, consapevoli e fiduciosi. Possiamo fare questo, dobbiamo proteggerci dai sistemi che, consapevolmente o meno, ci vogliono tutti bambini affamati di zucchero e paura. Vi pare poco?
Pietro JARRE – Ingegnere, cofondatore di Sloweb e ideatore delle piattaforme eMemory e eLegacy