Spot, il cane robot che ritrova i feriti

Il laboratorio di robotica dell’Università di Genova sta addestrando Spot, il cane robot, per la ricerca di persone vittime di incidenti e coinvolte in gravi disastri ambientali. Il robot, dal rilascio sul mercato, è stato richiesto per molteplici utilizzi, dal settore delle misurazioni applicate alle costruzioni alle missioni delle forze dell’ordine.

Spot è composto dalle tecnologie di Sprint Reply e Leica Geosystems ed ha una struttura di sensori e sistemi di intelligenza artificiale che danno al robot la possibilità di muoversi con molta agilità anche su terreni sconnessi, posti remoti e sotterranei. Inoltre, è stato dotato di telecamere e sensori ad alta precisione che acquisiscono dati fondamentali che vengono, immediatamente, inviati e visualizzati dalle squadre di controllo.

Queste comunicano con Spot tramite un collegamento Wi-Fi, che unisce il robot ad una consolle di comando che viene, appunto, controllata dall’essere umano. Questo apparecchio permette di scegliere quale visuale ottenere (se quella anteriore o quella posteriore), se indirizzare il robot verso un punto specifico attraverso il touchscreen, di ruotarlo sia in senso orario sia antiorario e di muoverlo sul piano orizzontale grazie ai due joystick presenti. Oltre a questi comandi, a cui viene fatto ricorso solo in caso di necessità, Spot è stato realizzato al fine di poter agire in maniera efficace anche autonomamente. Sul cane robot infatti è integrato un laser scanner a 360° di ultima generazione, che opera con un grado precisione elevatissimo, permettendogli grande precisione e naturalezza nelle movenze.

Il vantaggio principale di sapere, e volere, utilizzare questa tipologia di robot è quella di evitare di mettere in pericolo la salute – e in molti casi la vita – di esseri viventi (sia persone che animali) che lavorano in situazioni di recupero ostili, ricordando che queste tecnologie non si stancano, non si distraggono, non si spaventano e sono estremamente precise.

Jasmine MILONE

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