Solidarietà, vita spirituale e comunitaria «rivalutate» dal Web in tempo di Covid

Durante il lockdown e le limitazioni sofferte nella pandemia, gli strumenti ed i dispositivi digitali hanno permesso la continuità dei rapporti sociali e la prossimità con le realtà più deboli e bisognose di aiuto. È stata un’occasione inaspettata per vivere alcune dimensioni dell’esperienza di fede e della solidarietà in modo nuovo.

La ricerca Solidarietà Digitale: dalla tecnologia al pensiero (Solidigit), inserita all’interno del programma “CRISI” della Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma, ha voluto indagare come il periodo di emergenza sia stato vissuto dalla comunità cristiana, in particolare seguendo l’evoluzione dei comportamenti ed il giudizio verso la mediazione del digitale inteso come supporto alla vita di fede e strumento di solidarietà.

Per la ricerca, condotta dal prof. Edoardo Mattei con i professori Marco Salvati op, Daniele Aucone op e Marco Staffolani cp (Lateranense), è stato scelto un campione ristretto ma significativo (studenti e personale docente e non docente dell’ateneo) cui è stato somministrato un questionario anonimo online in italiano e inglese.

I risultati evidenziano la disponibilità ad usare i mezzi digitali per mantenere i rapporti personali e la vita di fede (il 77,9% degli intervistati pensa di averne aumentato l’uso). Una parte più entusiasta ne auspica l’utilizzo più frequente nel futuro e considera la possibilità di un rinnovamento delle celebrazioni liturgiche. In molti hanno scoperto, grazie al digitale, zone sconosciute di disagio (il 42% delle scoperte avviene sui social network) e la possibilità di organizzare o partecipare alle iniziative di solidarietà (il 45,5% degli intervistati). Un risultato più che positivo.

Il desiderio di maggiori approfondimenti e documentazione evidenzia il bisogno di dare sempre più fondamento alla propria fede, con richieste di studio, accesso ai testi ed informazioni. È significativo come il 25% ha scoperto la possibilità di approfondire questi temi attraverso il digitale. Le attività desiderate da mantenere dopo la pandemia sono: documentazione (26,5%), webinar (19,1%), gruppi di discussione (14,8%) e catechesi (14,8%). La preghiera si ferma all’1,2%. Possiamo ipotizzare il bisogno di una maggiore esigenza di confronto ed approfondimento della fede, come se l’attuale formazione non fosse in grado di rispondere alle sfide dell’attualità?

Questo tempo ha fatto nascere la consapevolezza di essere comunità ecclesiale anche grazie al digitale. Si rileva un’alta percentuale di quanti non trovano differenza nella partecipazione liturgica (30,8%) o nella pastorale (39,7%) mentre la catechesi online ha trovato molti estimatori (26,2%), non tanti quanto quelli che hanno trovato conforto dalla possibilità di incontrarsi (49,1%). In un momento in cui la chiesa non è più al centro del villaggio, va consolidandosi l’idea che la comunità non è necessariamente vincolata ad un luogo, a un ambito territoriale; essa si realizza là dove i fedeli si incontrano ed hanno relazioni. Sono la relazione e l’incontro delle persone a far nascere una comunità. Poiché il digitale consente di mantenere attive le relazioni e di svilupparne di nuove, esso diventa occasione per sostenere la vita e l’azione della comunità ecclesiale

Inoltre, il periodo di crisi, che ha spinto all’uso del digitale chiunque volesse continuare una vita sociale e di fede, ha permesso anche di scoprire situazioni di disagio non conosciute, nonché una migliore organizzazione e partecipazione alle reti di solidarietà.

In sintesi, il digitale, dopo l’esperienza della pandemia, si configura, anzitutto quale occasione di ripensamento e riflessione sull’essere comunità; inoltre, costituisce una via feconda per l’approfondimento personale dell’esperienza di fede; infine rappresenta un prezioso strumento di solidarietà, poiché favorisce un esercizio più efficace dell’attenzione agli ultimi e alle ‘periferie’ che oggi viene chiesta a quanti appartengono alla comunità ecclesiale.

 

Edoardo MATTEI, Docente di Teoria dei Media Digitali

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