Quanti vocaboli ha la lingua italiana? Parrebbe più̀ di due milioni “il numero delle parole dicibili e scrivibili in italiano”: un vero e proprio patrimonio lessicale. E come viene utilizzato sui social network? C’è chi sostiene che “i social distruggano l’italiano”. In realtà, come afferma la sociolinguista Vera Gheno: “la nostra lingua, immutata per secoli, sta dimostrando ottime capacità di adattamento ai nuovi media” aggiungendo che, “sono, piuttosto, gli Italiani che mostrano una regressione culturale sui social”. Questo non sarebbe un fenomeno affatto nuovo; è da più di vent’anni che attraverso forme comunicative come e-mail, sms e chat, emergono analoghe problematiche linguistiche che ritroviamo oggi in abbondanza sui vari social. Ciononostante, non esiste (ancora) una “lingua della rete” un “e-taliano” diverso da quello scritto o parlato, ma digitato. Il vero problema è che oggi, come sostiene la Gheno, “ci si permette di scrivere cose sui social che sarebbe meglio evitare […] e ciò che digitiamo in rete ha una vita lunghissima” e una potenza di diffusione enorme.
Il tutto ci porta a riflettere su come questo modus operandi comunicativo impatti sul mondo giovanile. Sempre più giovani, immersi nei social, adoperano un linguaggio costituito di slang, emoticon, hashtag (#), reel e altro genere di comunicazione non verbale. Per non parlare delle challenge, e delle sfide fatali.
Si tratta di forme che spesso sono il frutto di un “pressapochismo linguistico” depauperato, a livello espressivo, sul piano linguistico. Tale fenomeno va di pari passo con un impoverimento delle idee che deriva altresì da una scarsa propensione alla lettura. Chi non sa scrivere bene, è perché legge poco, e non sa pensare bene.
Da queste considerazioni, ecco che nasce l’esigenza di una “ecologia del linguaggio” evocando, in questo senso, la necessità di una “pulizia” sia dei termini che delle regole della sintassi e della consecutio.
I social media ben si prestano a far si che le persone interagiscano e condividano contenuti. La diversità linguistica costituisce un aspetto essenziale della “ecologia del linguaggio” il tassello in grado di apportare una maggiore comprensione interculturale e un arricchimento del patrimonio linguistico. Tuttavia, non è l’unico aspetto a caratterizzare un repulisti del linguaggio. Ci sono anche altri fattori come la “localizzazione dei contenuti”, la “standardizzazione e omogeneizzazione”. Dinamiche tutte, in definitiva, che giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione, con naturali ricadute anche sulla nostra amata lingua italiana.
Chiara PONTI