La realtà virtuale è uno dei nuovi strumenti di cui la terapia neuroriabilitativa sta sperimentando le potenzialità. «La realtà virtuale è uno strumento sempre più utilizzato per sfruttare la plasticità del cervello. Rispetto ad altre tecniche, ha il grande vantaggio che ci permette di immergere le persone nell’ambiente virtuale (…). Ma il fattore fondamentale è che con la realtà virtuale possiamo indossare in alcuni casi un corpo virtuale» chiarisce Gaetano Tieri, psicologo ricercatore al Santa Lucia Irccs di Roma e Università degli studi Unitelma Sapienza.
Sullo sviluppo di questo tipo di sistema convergono i risultati di ricerche in molteplici ambiti al fine di combinare diverse soluzioni tecnologiche per potenziare l’allenamento all’uso di protesi o, specificamente, l’embodiment protesico. Non è una novità che per motivare la persona ad esercitarsi nell’utilizzo di una mano bionica entrino in gioco i videogame, che ora introducono anche l’utilizzo di soluzioni di realtà virtuale nel medesimo contesto. A tal proposito un team di ricercatori dell’Agenzia Aerospaziale Tedesca (DLR) ha presentato una soluzione, chiamata VITA, che integra un ambiente di virtual reality ed un sistema di rilevazione delle intenzioni dell’utente nel controllo di un arto superiore. In questo modo viene sviluppata l’interazione con gli oggetti in un ambiente virtuale di gioco in cui si dispone del pieno controllo dell’arto in questione, sperimentando anche l’applicazione di una certa resistenza.
Claudio Castellini, coordinatore del gruppo ABI, da tempo impegnato in questi studi, ha dichiarato «Penso che VR e videogiochi rappresentino un asset eccezionale per l’amputato (…) come mezzo di addestramento all’uso della protesi vera e propria.». La versatilità e l’adattabilità delle soluzioni virtuali costituiscono proprietà preziose nel design di sistemi che supportino l’allenamento all’uso di protesi e la stimolazione del grado di embodiment, ponendosi come ispirazione di attività innovative di ricerca e sviluppo.
Michela ACCOTTO