Parlare di Dio ai giovani… usando Google

“Ora apriamo insieme Google Immagini e digitiamo ‘Cristo re’: cosa viene fuori?”  Che c’è di strano se stiamo cercando Dio su Internet?  Forse molto, ma ormai ci siamo abituati: con la pandemia ci siamo trovati a vivere in modo molto, molto strano, dunque non ci stupiamo se la catechesi per i ragazzi di un reparto scout passa anche attraverso Google.

Accompagnare dei ragazzi tra medie e superiori in un cammino di scoperta di Dio non è mai una sfida semplice neanche in presenza e lo sanno bene gli animatori delle parrocchie e i capi scout. Quando alle riunioni tra educatori arriva il momento di fare il punto sul percorso di fede di ogni gruppo si alternano espressioni perplesse, costernate o proprio disperate: che dire allora quando il Covid ci costringe tutti dietro a degli schermi?

Se normalmente ascoltare la lettura o il racconto di un brano di Vangelo rende straordinariamente interessanti i fili d’erba e i rametti del prato su cui siamo seduti, in una chiamata di Google Meet tutto sembra sempre assomigliare ad una lezione della prof. di storia. Se spesso il momento di condivisione genera un silenzio di ghiaccio tra i ragazzi seduti in cerchio sotto un sole cocente, quando siamo collegati dalle nostre scrivanie ha il magico effetto di far spegnere tutte le telecamere dalla chiamata su Zoom. Per non parlare di cosa succederebbe se i capireparto invitassero a esprimere una preghiera spontanea accendendo il microfono…

Eppure il nostro vissuto di ogni giorno è sempre il luogo di incontro con Dio e con la comunità: anche se siamo a lungo costretti in casa è ancora più che altre volte un tempo denso di preoccupazioni, attese, paure, sogni, difficoltà. Non è proprio il momento dunque di rinunciare a parlare di Dio e con Dio insieme ai ragazzi: bisogna accettare la sfida.

Durante gli incontri tradizionali si usa spesso il classico espediente del foglietto, perché così almeno tutti scrivono qualcosa, anche se non lo direbbero mai a voce alta. Qui ci troviamo tra le mani una testiera: perché la chat di una videochiamata non potrà svolgere la stessa funzione dei foglietti? È così che emergono la voglia di incontrare gli amici, la preoccupazione per i nonni soli, l’incertezza del futuro, la noia, la solitudine. Rispetto alla vita normale nelle settimane di isolamento le esperienze accomunano tutti in modo evidente: è molto facile identificarsi in ciò che sta provando l’altro perché tutti si sta vivendo la stessa situazione, la sintonia è immediata. Se raccontiamo il nostro vissuto non solo ai compagni online, ma anche a quel Dio che è sempre in collegamento, possiamo addirittura unire le nostre esperienze con quelle del salmista che abbiamo ascoltato e allora la chat di Zoom diventa la pagina di un nuovo salmo nato dall’esperienza della pandemia!

Si sa che agli scout piace inventarsi attività strane e complicate per cercare di parlare di Dio con i ragazzi, addirittura sono capaci di costruire dei giochi sulle storie del Vangelo, ma come fare tutto ciò costretti a rimanere ad una scrivania? Ecco allora la necessità di mettere in gioco la fantasia e sperimentare vie del tutto inusuali, e qui torniamo a Google immagini. È la solennità di Cristo Re: come raccontare al gruppetto di ragazzi collegati cosa significhi? La risposta ad una ricerca di Google è un po’ il dato medio dentro le nostre teste: digitando “Cristo Re” nella barra di ricerca escono fuori dipinti e immagini di grandi Padreterni barbuti, incoronati e indorati. È allora immediatamente stridente il racconto fatto subito dopo del brano che la liturgia propone per quella solennità: un Dio che si identifica con i più “sfigati” della società, gente affamata, ammalata, delinquente, stracciona. Lo scandalo della sorprendente regalità di questo Dio – re inaspettato – riesce a bucare davvero gli schermi dei computer e a farci interrogare su quello che pensiamo noi dell’essere Re e dell’immagine che abbiamo di Dio!

Simone GARBERO

 

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