Internet ha portato all’interno del mondo dei giornali grandi cambiamenti non solo sotto l’aspetto dell’organizzazione del lavoro, ma soprattutto sotto quello della distribuzione e della fruizione dei contenuti creati dai giornali come foto, video e articoli.
Se nei primi anni gran parte degli editori era convinta di poter sostenere i costi attraverso la pubblicità derivante dagli accessi ai singoli articoli e al sito della testata mantenendo gratis la lettura degli articoli, nel corso degli anni e con l’avanzare della crisi nel mondo dell’informazione molti giornali si sono avvicinati a modelli di buisness freemium (una parte di articoli gratis e un’altra a pagamento) o creando forme di abbonamento per i lettori.
Una delle più grandi lotte che i grandi editori hanno condotto negli ultimi anni è quella contro Google News, la sezione notizie di Google, e Facebook, accusate di utilizzare gli articoli dei giornali per generare traffico sulla piattaforma senza pagare ai giornali per l’utilizzo di tali contenuti.
Questa lotta che aveva visto editori e grandi piattaforme in un feroce muro contro muro è arrivata ad un punto di svolta con la direttiva sul copyright del 2019 da parte del Parlamento europeo che ha obbligato le piattaforme in determinati casi a pagare i giornali.
Per questo Google e Facebook hanno accettato di trattare con i singoli gruppi di editori per evitare di incorrere in sanzioni peggiori. Nel mese di maggio Google ha trovato l’accordo con circa 300 giornali e siti di news in Europa, offrendosi di pagare per poter inserire i loro articoli nei motori di ricerca.
La scelta delle piattaforme nasce dalla decisione dell’UE di regolamentare un settore che sino ad oggi aveva generato enormi profitti per poche aziende in grado di controllare il mercato e dettare le proprie condizioni. In questo modo si vuole dare una svolta a questo decennale contenzioso tra giornali e piattaforme per scrivere nuove regole e dare ossigeno al settore ormai in affanno dell’editoria.
Alessandro MANNO