Diventare una missionaria digitale non era previsto nei miei sogni di ragazza. Così come non lo era diventare suora orsolina del Sacro Cuore di Maria e tantomeno giornalista. La vita, tuttavia, sorprende oltre misura, sempre. La capacità di stupirsi e una sana incoscienza sono due tratti infantili da custodire tutta la vita perché permettono di cogliere frammenti divini nella quotidianità. Ripercorrendo la mia storia personale non posso infatti che stupirmi continuamente di come ogni scelta, anche quella più incoerente, abbia contribuito a rendermi quella che sono oggi. Alla richiesta dei miei genitori di scegliere tra un motorino e un pc, che nel 1995 dava quasi l’idea d’avere il mondo in mano, risposi senza dubbi chiedendo il computer, ma che senso poteva avere visto che abitavo in una zona di periferia non servita dai mezzi pubblici e tutti i miei amici abitavano in centro?

Non sono mai stata una tecnofan e non ho mai avuto l’ultimo modello, ma sono sempre stata piuttosto una persona curiosa che ha imparato a vincere un’enorme timidezza anche grazie alla scrittura, mail comprese.

Crescendo ho coltivato la passione per la scrittura soltanto per me, convinta di non aver nulla d’interessante da dire “a voce alta”. La scelta degli studi giuridici mi avrebbe permesso di essere utile (magari al tribunale dei minori), ma senza espormi troppo: le professioni forensi non m’interessavano affatto, ma poi nel 2008 è arrivata la scelta della vita consacrata a sparigliare tutti i piani precedenti.

Quando nel 2011 mi è stato chiesto di studiare a Firenze Scienze umanistiche per la comunicazione (studi proseguiti a Padova con Strategie di comunicazione), non ho esitato a dire di non essere la persona adatta, tuttavia accettai di provare. Nemmeno una settimana dopo l’inizio delle lezioni ringraziai la Madre e il Consiglio generale per la grande opportunità che mi avevano offerto. Non avevo capito che la comunicazione è relazione. In questo ambito mi sarei sperimentata scoprendo talenti che mai avrei immaginato.

Da quel momento è stato un crescendo, perché la passione è maturata insieme alla consapevolezza di doversi formare per abitare un mondo onlife in chiave evangelizzatrice. L’interconnessione tra online ed offline è così pregnante nella nostra quotidianità da imporci (e per fortuna!) la sfida dell’autenticità per non essere smentiti, per esempio. Possiamo testimoniare e condividere soltanto ciò che abita i nostri cuori, ciò che amiamo profondamente, ciò che guardiamo e ascoltiamo… Spesso mi chiedo di cosa mi nutro per riflettere su ciò che condivido onlife. Certamente è chiaro a chi mi conosce che il carisma della mia famiglia religiosa è “la salvezza e la santificazione della classe popolare femminile”, come diceva la nostra fondatrice Giovanna Meneghini, che traduciamo nella promozione del femminile ma in dialogo con il maschile.

La mia identità online corrisponde a quella offline perché, prima di pubblicare, mi chiedo sempre se ciò che scrivo è utile, se rispetta le mie scelte e se può creare imbarazzi: l’aspetto istituzionale, che mi coinvolge in quanto vicedirettrice dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Vicenza, mi ha infatti insegnato la prudenza e la cura di ogni parola scelta.

Nel tempo ho scoperto che la mia è una vera e propria vocazione alla comunicazione: dare voce a chi non ha voce. Crescendo in queste sensibilità anche il mio essere donna e consacrata hanno assunto un sapore particolare, più buono e autentico. I temi affrontati e gli ospiti scelti per esempio nelle trasmissioni radiofoniche a Radio Oreb sono diventati i contenuti di positive risonanze. Questo movimento mediatico mi impone di chiedermi che cosa annuncio o chi annuncio, perché mi pare un serio pericolo quello di annunciare se stessi. Essere missionaria digitale mi ha permesso di sentirmi in rete con altri che annunciano Cristo online ed è stata l’ennesima sorpresa della vita, a servizio della nostra amata Chiesa per il bene di tutti!

suor Naike Monique BORGO, suora orsolina del Sacro Cuore di Maria