Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il cui settennato volge al termine, ha in diverse occasioni affrontato il tema del digitale nei suoi discorsi. Ne offriamo una antologia.
Se l’europeismo delle origini è stato come una risposta alla forza distruttrice dello Stato nazione, che aveva condotto alle due fratricide guerre civili europee, quello odierno rappresenta soprattutto il superamento della sua debolezza, in un mondo globale dove si confrontano ormai Stati-continente, come la Russia, o Stati-civiltà, come la Cina e l’India. E, nel quale, le fragilità del sistema internazionale – che non ha ancora saputo affrontare le questioni poste dalla dimensione digitale dell’economia – vedono gli Over the top agire come nuovi poteri svincolati da ogni osservanza di norme derivante dall’appartenenza a ordinamenti sovrani. L’integrazione europea consente, a chi vi partecipa, di contribuire a prendere decisioni che incidono concretamente sul proprio destino, salvaguardando così effettiva sovranità. (20 dicembre)
I nuovi strumenti tecnologici, dalla pervasività dei social media al futuro dell’informatica quantistica, passando per il cruciale settore dell’intelligenza artificiale, stanno, ogni giorno, in maniera recondita, condizionando e modificando i comportamenti della nostra vita. I singoli Stati e i consessi internazionali faticano a cogliere e regolamentare fenomeni di questa portata, per renderli coerenti con gli obiettivi del bene comune propri a ciascuna comunità. Le regole non possono essere dettate dalle tecnologie: è imperativo lavorare per applicazioni che abbiano ben chiaro che è la persona – con i suoi inalienabili diritti e le imprescindibili tutele di questi diritti – a essere il punto di riferimento centrale. Non sono gli algoritmi a poter decidere la nostra esposizione alle informazioni, a influenzare le nostre preferenze, a incanalare le nostre scelte. La tecnologia è un formidabile strumento a disposizione dell’umanità. Non può accadere il contrario. (16 dicembre)
La tecnologia può giocare un ruolo importante nei processi di innovazione sociale a patto di avere chiaro che è la persona a doverne essere al centro. Un approccio “antropocentrico” al digitale significa che la tecnologia deve essere al servizio dell’essere umano nel suo realizzarsi come persona, nel suo agire come cittadino, nella sua dignità come lavoratore. La pandemia ha messo in luce quanto le nostre società siano dipendenti da infrastrutture critiche, il cui controllo assume un’importanza centrale. La sovranità, la sovranità europea – una “nostra” sovranità – in campo tecnologico e digitale è, a questo riguardo, determinante. (17 novembre)
Quest’anno la Giornata internazionale delle persone anziane ha come tema l’equità digitale per tutte le età e si sofferma sulla necessità di offrire a tutti l’accesso pieno al mondo digitale e ai progressi tecnologici. Investire sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie significa promuovere la piena inclusione dei cittadini di tutte le età nella vita relazionale e culturale del Paese. Restare esclusi dalla dimensione digitale può essere per un anziano un fattore di emarginazione sociale. Definire la persona anziana oggi non è facile perché l’età è un concetto dinamico e in continua evoluzione. Considerare “anziana” una persona non può costituire l’alibi per lasciare indietro una parte della popolazione rispetto a cambiamenti ed evoluzioni che hanno l’effetto di trasformare la nostra vita. In questo periodo di pandemia abbiamo pienamente compreso l’importanza dell’uso di strumenti, anche telematici, che consentono di accedere ad operazioni essenziali come, ad esempio, la prenotazione di un vaccino o che sono utili anche semplicemente per non rimanere soli e per condividere i momenti della propria vita quotidiana con i propri cari. Si deve dunque creare una sinergia tra le radici di un Paese e la sua crescita, perché è solo con l’inclusione di tutti, adeguatamente assicurata, a prescindere dall’età, che possiamo misurare la maturità di una società. (1° ottobre)