L’IA è un prodotto dell’intelligenza umana

Il Magistero della Chiesa torna a parlare di intelligenza artificiale. La recente pubblicazione della nota “Antiqua et nova”, redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, offre una riflessione ed un interessante sunto del pensiero della Chiesa sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, con particolare attenzione agli aspetti antropologici ed etici.

Il documento si apre ribadendo il valore positivo del progresso scientifico e tecnologico, visto dalla Chiesa come una forma di collaborazione dell’essere umano con Dio per perfezionare la creazione visibile. Tuttavia, questa prospettiva ottimistica è accompagnata dalla necessità di distinguere l’intelligenza artificiale da quella umana, evidenziando le profonde differenze tra i due concetti. Mentre l’IA è in grado di eseguire compiti complessi grazie alla logica computazionale e ai dati quantitativi, l’intelligenza umana si sviluppa organicamente attraverso il corpo, l’esperienza vissuta e il contatto con la realtà, incorporando la capacità di discernimento morale e di creare relazioni autentiche.

La Chiesa sottolinea che il valore della persona non dipende dalle sue abilità o dai risultati raggiunti, ma dalla sua intrinseca dignità come creatura fatta a immagine di Dio, una dignità che rimane intatta anche nelle situazioni di fragilità, come nel caso di un bambino non ancora nato, di una persona non cosciente o di un anziano sofferente. Questa prospettiva evidenzia l’importanza di non confondere l’intelligenza artificiale con una forma artificiale dell’intelligenza umana, ma di considerarla semplicemente come un prodotto di quest’ultima.

Nel documento si esprime anche una forte preoccupazione etica riguardo alla concentrazione del potere sull’IA nelle mani di poche grandi aziende, sottolineando come ciò comporti il rischio di manipolazioni sottili ma invasive delle coscienze e del processo democratico. L’assenza di una supervisione chiara sui complessi insiemi di dati utilizzati dai sistemi di IA può favorire utilizzi distorti e orientati al guadagno personale o aziendale, con potenziali conseguenze negative sulla società. Nel contesto economico e finanziario, si mette in luce come l’IA stia trasformando il mondo del lavoro, eliminando alcune attività tradizionalmente svolte dagli esseri umani e creando un rischio di disuguaglianza crescente se queste tecnologie vengono impiegate per sostituire i lavoratori piuttosto che per supportarli. Simili dinamiche possono portare a un arricchimento sproporzionato di pochi a scapito di molti, con un conseguente impoverimento sociale. Anche in ambito educativo, l’IA presenta sia opportunità che sfide. Se utilizzata con prudenza, essa può migliorare l’accesso all’istruzione e offrire supporto personalizzato agli studenti, ma un uso eccessivo potrebbe portare a una crescente dipendenza dalla tecnologia e a una diminuzione delle capacità autonome degli studenti stessi. Particolare attenzione viene data al rischio che l’IA possa essere utilizzata per generare contenuti manipolati e informazioni false, sollevando interrogativi sulla responsabilità etica e sociale nel suo utilizzo.

Il documento ammonisce sul fatto che l’IA non possiede molte delle capacità specifiche della vita umana, essendo solo un riflesso della mente umana e, in quanto tale, fallibile. L’umanità rischia di divinizzare la propria creazione, sostituendo Dio con un’opera delle sue mani, un pericolo che deve essere scongiurato con un’adeguata riflessione etica e spirituale. La nota si chiude con un invito a considerare l’IA all’interno di un orizzonte di intelligenza relazionale, che esalta l’interconnessione tra individui e comunità e la responsabilità condivisa per il bene comune. In questo modo, la tecnologia può essere orientata a favore del benessere integrale delle persone, mantenendo centrale il valore della dignità umana.

Equipe di Apostolato Digitale

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