Si stima che il tempo che passiamo connessi ogni giorno si aggiri in media sulle 7 ore, paragonabile a quello
che dedichiamo al sonno. Il tessuto delle nostre giornate è in effetti un intreccio sempre più fitto di online e
di offline, dimensioni che è sempre più difficile (e improprio) separare: se infatti non viviamo in una realtà
virtuale parallela, non per questo il nostro orizzonte è rimasto quello «solido» dei mezzi di comunicazione
analogici. Ciò ha spinto celebri studiosi come Floridi a impiegare il termine di «onlife», ma quanto
conosciamo davvero dell’impatto della rivoluzione digitale sulle nostre vite e sulla nostra esperienza di
fede?
È in tale contesto che si offre il contributo di Matteo Bergamaschi, docente presso la Facoltà Teologica di
Torino: Infochiesa. Le sfide dell’infosfera al pensiero credente, recentemente pubblicato con Elledici (72
pp.). A differenza degli studi dedicati all’elaborazione di una vera e propria cyberteologia, sul modello di p.
Spadaro, o indirizzati a elaborare aggiornate ed efficaci strategie pastorali, Infochiesa traccia un breve
itinerario in cinque tappe per orientarsi nel tempo della complessità, in modo da approfondire le questioni
più urgenti che il pluriverso dell’infosfera sottopone alla riflessione credente. Il primo capitolo (La cara
vecchia cassetta degli attrezzi) ha il compito di congedarsi dai paradigmi tradizionali che si rivelano
inadeguati a comprendere la natura dei media e la reale influenza che essi esercitano sul soggetto e sulla
pratica della comunicazione, secondo il famoso adagio di McLuhan, per cui «il medium è il messaggio», o
alla luce dei brainframes cari a de Kerckhove. Attraverso tali considerazioni siamo quindi condotti a
interrogarci su come debba mutare il nostro modo di considerare la nostra natura umana, evitando di
coglierla tanto come il prodotto arbitrario delle nostre decisioni e manipolazioni quanto come un’entità
completamente intangibile e disincarnata (Il cyborg e l’anima bella).
Tuttavia, per afferrare la reale portata dell’impatto delle tecnologie digitali sulle nostre esistenze e sulle
nostre società è necessario approfondire il legame tra lo sviluppo dei media e l’attuale fase del capitalismo
(La tecnica, o dell’ambiguità): risulterebbe necessariamente monco uno studio che astraesse tali dispositivi
tecnologici dalle dinamiche economiche che li sostanziano, li condizionano e li determinano. In ultima
analisi: la tecnica possiede un proprio autonomo percorso di sviluppo, o le sue potenzialità dipendono dal
contesto economico in cui essa si radica? Non sarà forse l’apparato economico di una società a stabilire se
una determinata tecnologia possa costituire un’occasione di emancipazione invece di un dispositivo volto a
massimizzare il profitto, magari a discapito dei suoi utenti? È nella complessità di un tale scenario che
possiamo autenticamente domandarci quali reali spazi siano disponibili alla libertà e all’iniziativa umana (La
libertà e l’algoritmo) e individuare alcune linee per l’azione ecclesiale, chiamata a discernere il potenziale di
spiritualità che permea anche il pluriverso digitale (L’altro mondo o questo mondo?)
Nel complesso, Infochiesa si presenta come uno studio agile, accessibile anche al lettore non specialistico,
che in un linguaggio piano unisce alla prospettiva filosofica e teologica sollecitazioni provenienti dalla
sociologia, dall’economia e dalla semiotica dei media. Ogni capitolo offre una bibliografia essenziale con i
testi di riferimento per le tematiche affrontate. Consigliato a chi è interessato ad avvicinarsi criticamente a
tali tematiche.
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