La Chiesa universale, come è noto, vive un momento sinodale globale che coinvolge l’universalità della Chiesa e le sue porzioni particolari sino a giungere alle parrocchie, comunità e singoli. In questa prospettiva i lavori del Sinodo universale hanno ampliato il loro orizzonte anche oltre le consuete dimensioni sociali ed ecclesiali toccando anche la dimensione digitale, il continente digitale così come è stato definito dal Magistero. L’originalità della proposta di tenere il Sinodo in «ambienti digitali» non risiede nell’utilizzo degli strumenti, bensì nella valorizzazione degli spazi digitali come «locus», abitati dalle persone in modo naturale e proprio, che guardano alla loro realtà a partire dalla loro cultura. Tali persone non sempre partecipano fisicamente alla vita istituzionale della Chiesa e dunque il loro ascolto si è rivelato ancora più interessante e promettente. Nel mondo digitale ci sono strade aperte a una pastorale missionaria, che vuole andare verso tutti e raggiungere tutti. Questa realtà sussiste nel Popolo di Dio, prima ancora che nelle forme istituzionali, e si verifica nella vocazione e nell’urgenza di raggiungere gli ultimi, coloro che sono in ricerca, coloro che hanno bisogno della tenerezza di Dio. L’esito dell’ascolto di tale «continente» inedito nella storia e nella prassi della Chiesa, è una ampia rassegna e sintesi di cosa si agita nel mondo digitale rispetto alle questioni che stanno a cuore a tutta la Chiesa universale. L’Apostolato Digitale ha partecipato a questi lavori dando il proprio contributo insieme a quello di 850 persone nel mondo, soprattutto missionari digitali ed influencer cattolici: uomini e donne che abitano quotidianamente il continente digitale portandovi con il linguaggio che gli è proprio, una testimonianza di fede e di speranza. In questo numero e nei prossimi numeri di Apostolato Digitale daremo ampiamente conto e spazio di questo lavoro e delle sue risultanze così che possano ancora di più essere patrimonio della Chiesa anche attraverso i nostri lettori. È il progetto la Chiesa ti ascolta.
Dall’ascolto sono emersi alcuni temi molto importanti che possiamo enucleare come segue. I giovani sono leader nello spazio digitale, guidando progetti evangelizzatori per il bene comune, creando contenuti di valore e promuovendo iniziative missionarie. Il protagonismo giovanile dunque è una delle caratteristiche del continente digitale ed uno dei luoghi dove esso maggiormente si sviluppa e può svilupparsi con creatività e senza confini o barriere. Emerge infatti che in tale contesto le distanze si riducono: nello spazio digitale, credenti e non credenti, fedeli e sacerdoti, giovani e anziani si avvicinano, favorendo un maggiore ascolto reciproco e scambio di esperienze forse altrimenti non praticabile. La voce dei giovani nel mondo digitale è particolarmente forte nel promuovere la dignità della persona umana dal concepimento alla fine della vita evidenziando una sensibilità alla difesa della vita significativa.
Un secondo aspetto importante che emerge è che l’ambiente digitale permette alle persone, soprattutto a quelle con qualche tipo di disabilità, di parlare della loro vita e di ispirare gli altri con la loro testimonianza di superamento delle difficoltà. Nel continente digitale chi solitamente è emarginato può avere voce e prende parola e ritiene di poter contribuire con i propri talenti più liberamente nelle strutture digitali che in quelle in presenza. Rispetto a questo profilo, così importante ed interessante, la ricerca fa emergere come non si tratti solo di fornire spazi adatti alle persone con disabilità, ma anche di incoraggiare la partecipazione di tutti alla missione della Chiesa vedendo solo così davvero completo il corpo di Cristo. Gli strumenti digitali possono aiutare a garantire che nessuno si senta escluso e dal punto di vista teologico rappresentano un vero compimento.
In questo contesto non mancano però tensioni o divergenze, problemi e domande così come aspetti negativi. I giovani a volte non si sentono ascoltati e percepiscono che la loro missione nel digitale viene considerata come superficiale o irrilevante ai fini dell’evangelizzazione, probabilmente a causa di precomprensioni e pregiudizi sul digitale in se stesso. Molti si sentono soli, senza un aiuto o comunità che li sostenga nella loro missione. Sotto il profilo del linguaggio e dei linguaggi quello usato nel mondo digitale si collega più facilmente alla realtà dei giovani, mentre essi percepiscono il linguaggio usato nelle parrocchie e nelle omelie come più distante. Questo dato rileva rispetto alle modalità di annuncio nella post-modernità: di fronte al cambiamento dei tempi, è necessario prendere in considerazione la sensibilità dei giovani che, come figli del loro tempo, si relazionano con una società liquida, caratterizzata da una crescente frammentazione, dall’erosione dei legami di continuità, dall’individualismo, dal relativismo, e dalla strumentalizzazione e manipolazione di alcune persone a vantaggio di altre.
Questi dati fanno dunque emergere alcune necessità e priorità. Una prima è l’accompagnamento pastorale: per fornire un accompagnamento adeguato che li sostenga, è importante riflettere su temi come la difesa della vita, l’inclusione, la sofferenza e la disuguaglianza sociale. In una società complessa e che il digitale rende ancora più complessa la sfida è quella della formazione continua legata alle sfide che la cultura digitale pone a chi è missionario nel digitale e che deve entrare in dialogo con realtà diverse.
Il mondo digitale offre dunque uno spazio privilegiato per ascoltare le grida del popolo di Dio. È quindi necessario creare spazi permanenti in cui l’ascolto accogliente e il dialogo sincero favoriscano una conversione pastorale che risponda ai bisogni più urgenti del nostro tempo. I giovani chiedono di continuare a partecipare e contribuire ai processi sinodali affinché il loro apporto faccia luce sulle nuove sfide che la cultura odierna pone all’evangelizzazione in modo particolare delle nuove generazioni.
(1.continua)