TikTok è il social network della Generazione Z e sin dalla sua nascita nel 2016 divide l’opinione pubblica, rimanendo luogo semi-inesplorato non solo per i cosiddetti Baby boomers ma anche per i più vicini Millennials. La sua reputazione conduce a credere che in questa rete sociale si sia un po´ persa l’attenzione ai contenuti, i video infatti sono sempre più brevi e spesso replicano delle tendenze, risultando in apparenza molto simili tra loro.
Per molti utenti, però, è diventato uno strumento di diffusione di tematiche sociali e molti contenuti sono incentrati sulla sensibilizzazione degli users su questioni come i diritti delle minoranze o la tutela dell’ambiente.
Da qui l’idea di EcoTok. Spinti dalla necessità di condividere informazioni e preoccupazioni relative al cambiamento climatico, sedici influencer statunitensi con circa mezzo milione di seguaci a testa, hanno fondato un collettivo che ha lo scopo ultimo di generare una maggiore consapevolezza sui temi ambientali coinvolgendo più giovani possibili nella battaglia contro il cambiamento climatico.
Ciò che ha reso la loro azione così popolare, facendo guadagnare al loro hashtag #moss (muschio) più di 84 milioni di visualizzazioni, è proprio il modo in cui viene veicolato il messaggio, che non solo viene pubblicato su una piattaforma molto frequentata dalla Gen Z, ma utilizza toni, linguaggio, musica e gestualità propria del pubblico giovane. È grazie a questo approccio, infatti, che i loro video hanno risonanza a livello globale. I loro follower si sentono ascoltati e compresi e attorno al collettivo si è creato un senso di appartenenza e di comunità che non limita il coinvolgimento solo all’informazione ma induce all’azione e così avvicina al raggiungimento dell’obiettivo. La popolarità di EcoTok è stata tale da spingere anche le Nazioni Unite a contattarli per una collaborazione.
Sembra quindi che l’attivismo sia approdato anche su TikTok e che la volontà concreta di fare la differenza possa partire anche da un “follow”.
Jasmine MILONE