«Empatia» ed un vero e proprio metodo, in lingua coreana, è il nome della pagina Facebook «Nunchi.if» creata
da Federica Smania e Isabella Zarantoniello, laureande alla specialistica in Progettazione pedagogica per i minori
in Università Cattolica, a Piacenza.
L’idea del progetto è emersa come risposta spontanea all’emergenza e tutto è partito dall’immedesimazione nei bambini, in questo lungo tempo di incognite, confusione e paura. Attraverso piccoli racconti, fatti di poche e semplici parole affidate alla scimmietta «Hug», che in inglese significa «abbraccio», le parole hanno toccato temi più che mai attuali, con la delicatezza necessaria per i bambini e l’utilità di sostegno al dialogo in famiglia. La verità anche ai i bambini: è sempre più nota l’importanza di raccontare e dire come stanno le cose effettivamente ai bambini e questo è l’intento di Nunchi; i racconti si snodano giorno per giorno: «Spieghiamo loro cosa sta accadendo con un linguaggio che possano comprendere: ripeterlo ai bambini, probabilmente servirà anche ai grandi. Alcuni post propongono anche giochi da fare insieme o danno spazio alle voci dei bambini in un’ottica ‘Peer to peer’». Le tematiche proposte sono quelle dell’emergenza che stiamo vivendo, come l’utilizzo della mascherina, le regole igieniche da seguire, il metro di distanza. I piccoli spaccati narrativi si incentrano anche sulla promozione di valori quali la vicinanza e l’unione, scegliendo contenuti provenienti da tutto il mondo: dall’Argentina, dalla Cina, dalla Nuova Zelanda, paesi che stanno vivendo la stessa emergenza. «Pensiamo sia utile proporre ai genitori delle attività da fare con i propri fi gli, così attingendo dalle nostre esperienze di tirocinio suggeriamo giochi e nuove routine casalinghe», spiegano le protagoniste.
Per il futuro, pensando ad un nuovo periodo luminoso e diverso da quello che si sta attraversando, nuove modalità per continuare a essere «connessi» con le famiglie e i bambini sono in cantiere. Rispetto al percorso formativo che le ragazze stavano svolgendo in Università Cattolica è ben ferma l’idea che di fronte a questa emergenza sanitaria c’è stata l’esigenza di reinventarsi e di adattarsi e grazie al bagaglio di metodologie pedagogiche già in loro possesso, si sono messe in gioco in questo nuovo modo di fare relazione.
Sara MOLINATTI
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