Sono state fissate dalla Commissione Europea le regole relative alla tassazione sulla vigilanza per le piattaforme e i motori di ricerca online di grandi dimensioni, la cui prima riscossione è prevista per l’autunno di quest’anno. Come previsto dal Digital Services Act (Dsa), la Commissione può imporre una tassa ai fornitori sottoposti alla sua supervisione, queste risorse saranno finalizzate al finanziamento dei costi sostenuti per le attività di controllo della Commissione.
Il regolamento, approvato da Bruxelles con atto delegato, punta a fornire certezza giuridica ai fornitori di servizi designati come Very Large Online Platforms o Very Large Online Search Engines, in conformità al DSA: si tratta di provider con un numero medio mensile di destinatari attivi del servizio nell’Unione pari o superiore a 45 milioni di utenti (corrispondente a più del 10% della popolazione Ue). Il regolamento specifica le procedure per il calcolo e la riscossione della tassa di vigilanza, fornisce dettagli sui costi complessivi stimati da coprire con le tasse riscosse e sulla determinazione delle singole imposte. In merito agli obblighi per le piattaforme, ogni sei mesi, sarà necessaria la pubblicazione del numero degli utenti attivi nell’Unione europea, anche questo in conformità al DSA.
“Le piattaforme e i motori di ricerca di grandi dimensioni saranno soggetti a obblighi aggiuntivi, come la valutazione del rischio e l’adozione di misure di mitigazione del rischio”, spiega la Commissione. La Legge sui Servizi Digitali tutelerà i diritti e gli interessi legittimi di tutte le parti coinvolte, in primo luogo dei cittadini dell’Ue. La legge migliorerebbe la trasparenza delle norme per la moderazione dei contenuti online, offrendo nel contempo alle autorità e ai ricercatori un maggiore accesso ai dati per comprendere meglio lo spazio online, il suo impatto sociale e i possibili rischi. Le norme stabilite dalla legge sui servizi digitali mirano in particolare a tutelare: la libertà di espressione e d’informazione, la libertà d’impresa e il diritto alla non discriminazione
Jasmine MILONE