I social rappresentano ormai le nostre capsule temporali, raccoglitori di memorie, stili di vita, mode, ma anche stati d’animo, desideri, paure e speranze. Contenuti visibili e invisibili, che trovano il modo di manifestarsi attraverso la scelta delle parole, del tono espresso e dei più eloquenti emoticon, le faccine dalle espressioni più svariate che ci aiutano ad esprimerci nel mondo digitale.
Attraverso la “piazza parallela” generata su Twitter, gli studiosi Eric Mayor e Lucas Bietti, rispettivamente dell’Università di Neuchâtel e della Norwegian University of Science and Technology, hanno sviluppato un sistema di “monitoraggio emotivo” dei post su Twitter da cui estrapolare dati significativi dello stato d’animo degli utenti. Dalla raccolta di circa 25 milioni di tweet sono emersi due fattori di rilievo: il nostro umore è connesso allo stato di salute fisico; ma è strettamente legato anche ad altri fattori, prettamente psicologici, come lo stress, il tipo di rapporto con i colleghi, il carico di impegni e le responsabilità. Da questa ricerca emerge quindi l´esistenza di un rapporto diretto tra stato d´animo dell´utente e impegni lavorativi. Infatti, i post tendono ad essere più cupi e preoccupati dal lunedì al giovedì, e mostrano un´inversione di tendenza tra il venerdì sera e la domenica mattina, momento in cui l´umore migliora e i commenti tendono ed essere più positivi.
Dati che, a dirla tutta, non colpiscono particolarmente se letti come fini a se stessi. Ciò che davvero stupisce di questo studio è la facilità con cui vengono reperiti i dati che permettono di svolgere una sorta di sorveglianza emotiva. Il monitoraggio del nostro stato d´animo permette la comprensione delle nostre emozioni, ma anche la loro manipolazione. Dove sorge il confine tra monitoraggio e controllo? Tra uso e abuso del digitale? Ecco quindi un altro esempio in cui la tecnologia fornisce strumenti potenzialmente implacabili ed è compito dell´essere umano tracciarne i limiti nell´utilizzo, perché essi siano sempre a servizio delle nostre necessità e non un pericolo per le nostre libertà.
Jasmine MILONE