Frenare la condivisione di false notizie, in particolare quelle sul Coronavirus, sta assumendo un ruolo fondamentale per gli enti che lavorano sul web. Troppo spesso accade che le notizie false o tendenziose abbiano più seguito di quelle vere, mettendo in ombra le informazioni più importanti come l’attenzione alle misure sanitarie.
Per cercare di ridurre il diffondersi di articoli non veritieri la Novetta Mission Analytics sta lavorando con il Center for Disease Control per identificare un modello nella narrazione e riuscire a bloccarne in tempo la diffusione. La circolazione di quelle che sono chiamate “fake news” sembra avere una modalità di propagazione simile a quella delle malattie, tanto da venir definita Infodemic (pandemia di informazioni).
Mediate l’applicazione dei sistemi di apprendimento automatico è possibile raccogliere dati che misurano quanto una notizia sia accettabile e di impatto per la salute pubblica e le misure sociali. Inoltre, la collaborazione tra i due istituti ha permesso l’avvio di un progetto per un sistema di diffusione di notizie corrette adattato al modello di informazione di ciascun paese. Lo studio si è concentrato sull’influenza dei processi linguistici nella diffusione delle notizie e su come poterle adattare in modo che venga dato rilievo a quelle reali. Non esiste una forma adatta a tutti, ma con le opportune modifiche e grazie al supporto dell’apprendimento automatico potrebbe essere possibile arrivare a limitare in modo significativo la disinformazione.
Per gli scienziati l’impiego di tecnologie avanzate, unite ai campi della medicina e lo studio dei mezzi di comunicazione, rende la ricerca efficace per dimostrare la capacità delle innovazioni tecnologiche di migliorare gli sforzi collettivi. Questi studi appaiono estremamente importanti in un periodo come quello attuale in cui basta davvero poco perché le fake news si diffondano a livello globale ed è sempre più importante che vengano sostituite dalla verità.
Lucrezia BARISELLI
Ma si può automatizzare la verità?
La verità non la si può scoprire, forse, senza mai possederla, attraverso un confronto con chi la pensa diversamente, doloroso e che mette in crisi le nostre certezze svela le nostre menzogne?
Alla verità, forse, ci si avvicina insieme; non credo che basti obliterare quelle parti di dissenso malespresse e talvolta magari anche aggressive, ma che celano una ricerca di senso, che può essere offerta da chi è più competente e informato.
Probabilmente richiede un impegno e uno sforzo non indifferente di ciascuno cybernauta.
La ricerca della verità inevitabilmente richiede la carità!
Questa riflessione mi è venuta leggendo i libri di Bruno Mastroianni, instancabile apostolo della “disputa felice”!