Vi è mai capitato di entrare in auto e con disappunto notare che la posizione dello schienale o dello specchietto retrovisore sono stati spostati, magari da vostro figlio che ha utilizzato la vettura la sera prima? La cosa indispone perché dobbiamo regolare nuovamente la posizione di guida. Avremmo invece gradito trovare tutto come lo avevamo predisposto, di modo da non dover perdere del tempo.
Per altro verso, quanto è bello andare al nostro “solito” ristorante, essere riconosciuti dal cameriere che ci riserva il tavolo “preferito” e che, conoscendo i nostri gusti, ci guida nella scelta delle pietanze? Questo essere “riconosciuti” ed essere “trattati” come ci piace, secondo le nostre abitudini e necessità ci facilita la vita, ci evita stress e, in definitiva, ci compiace.
Ecco, siamo alla ricerca costante di situazioni piacevoli, di esperienze gradevoli; le situazioni di difficoltà al contrario ci indispongono e creano stress. Nella vita reale, come in quella virtuale dietro lo schermo di un pc, di un tablet o di uno smartphone.
Anche sulla base di tali necessità si basa il funzionamento dei cosiddetti “cookies” su internet. Quando navighiamo ed accediamo in un sito web, è come se lasciassimo le impronte del nostro passaggio, i “cookies” appunto: in sostanza, nella memoria del nostro dispositivo vengono registrati dei codici che indicano cosa abbiamo fatto in quel sito. E’ un po´ come gli animali selvatici che lasciano le tracce del loro passaggio in un bosco. Questi cookies dicono tutto di noi: sono come delle etichette che indossiamo mentre siamo on-line e che internet utilizza per “profilarci” cioè per studiarci e catalogarci. Tramite queste “tracce”, internet è in grado di comprendere e memorizzare le nostre abitudini e le nostre preferenze, sicché man mano che consultiamo il Web ci offre la migliore esperienza di navigazione in linea con le nostre preferenze, gusti, necessità, aspettative, favorendo e semplificando le nostre ricerche: come farebbe il cameriere del nostro ristorante abituale.
Ma attenzione! Il prezzo da pagare per ottenere questa piacevole esperienza digitale è il rischio che tale profilazione venga usata per prenderci in braccio ed indurci a scelte guidate da altri: per farci acquistare un prodotto piuttosto che un altro; per convincerci di una opinione piuttosto che di un altra; per indurci in errore ed attuare una frode a nostro danno; per attirare i nostri bimbi tra le braccia dell’orco.
Ecco allora che è importante comprendere questi meccanismi e a non rilasciare a “cuor leggero” l’accettazione dei cookies che ci viene proposta quando accediamo ai siti web, perché è un po´ come se accettassimo la caramella dallo sconosciuto! Qui vale il monito cristiano: “…non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”.
Io, ad esempio, ho l’abitudine di accettare soltanto i cookies cosiddetti “tecnici”, cioè quelli che sono “necessari” alla navigazione “in sicurezza” in quel determinato sito, ed accetto i cookies di “profilazione” soltanto se sono realmente interessato a frequentarlo nel tempo e se di quel sito mi fido.
Il nostro diritto alla riservatezza va tutelato sì dalla Legge, dal Garante e dai Giudici, ma noi dobbiamo fare la nostra parte, attuando comportamenti di autotutela, di igiene digitale, che prevengano azioni inconsapevoli o leggerezze inaccettabili.
Il Garante privacy, nell’intento di promuovere la consapevolezza di questi pericoli alla nostra riservatezza, ha recentemente aggiornato la lista di domande e risposte sui più frequenti problemi inerenti ai cookies.
Andiamo sul sito del Garante e leggiamo i consigli che ci sottopone. Oggi stesso. Non c’è tempo da perdere!
Orazio Danilo RUSSO, esperto di sicurezza industriale.