Eliminare la solitudine, questa la mission del nuovo Avatar Robot Cafè di Tokyo. Inaugurato in occasione dei Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, il Cafè Dawn è gestito da robot umanoidi, ormai molto diffusi nei locali giapponesi. Questi però hanno qualcosa di particolare: sono comandati interamente da persone con disabilità gravi.
Lo scopo in questo caso non è affatto quello di sostituire l’essere umano per efficientare le sue prestazioni, bensì instaurare un’interazione uomo-macchina sempre più naturale e collaborativa, in grado di restituire esperienze di socialità anche a chi non ha la possibilità di lasciare la propria abitazione. Il progetto è stato ideato dalla startup Ory, specializzata in robotica per persone con disabilità. I robot si chiamano OriHime e sono stati affidati a persone affette da patologie fortemente invalidanti, che hanno in questo modo la possibilità di controllarli a distanza e gestire le loro interazioni. “Quando si è costretti a letto, non si può realizzare il proprio progetto di vita. E ci si sente così emarginati. Dal 2012 lavoriamo quindi con una missione: eliminare la solitudine. Vogliamo creare una società in cui le persone possano mettersi in relazione, anche se costrette a stare in casa”, spiega Kentaro Yoshifuji, CEO of Ory Laboratory.
Il robot viene controllato a chilometri di distanza, grazie ad un sistema in grado di interpretare i movimenti oculari. Ecco allora che OriHime, dotato di telecamera, microfono e altoparlante, può parlare con i clienti, prendere le ordinazioni e gestire gli strumenti di lavoro.
“Tra l’altro – aggiunge Yoshifuji – nel 2020, a causa della pandemia, tutti siamo stati confinati nelle nostre abitazioni e abbiamo pensato a come cambiare la nostra vita. Il confine tra “disabilità” e “normalità” si è offuscato. Approfittiamo di un momento difficile come questo per dare forma a una nuova realtà, sia per chi può uscire liberamente, sia per chi non può farlo. – e conclude – Il nostro obiettivo finale è utilizzare la tecnologia come catalizzatore per ridurre i numerosi ostacoli che impediscono alle persone di partecipare alla società e renderla più inclusiva”.
Jasmine MILONE