La pandemia ha modicano sostanzialmente le nostre vite, in particolare ci siamo resi conto di quanto mancassero i luoghi che rendevano possibili e accessibili le relazioni. Uno di essi, è costituito dalle parrocchie. Per gettare luce su tale contesto è stata realizzata una ricerca nell’ambito di un progetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tale indagine pone al centro dell’attenzione le parrocchie ialina come ambiti nei quali è possibile esperire relazioni significative sotto diversi profili: educativo, della socialità, del supporto reciproco. I risultati emersi da tale studio sono illustrati nel volume curato da Lucia Boccacin, dal titolo “Generare relazioni di comunità nell’era digitale: la sfida delle parrocchie italiane prima e dopo la pandemia”.
Al fuoco dell’indagine è stata posta la realtà ecclesiale locale delle parrocchie italiane, con l’obiettivo di comprendere come in essa si generassero e si sviluppassero relazioni sociali interpersonali e associative e quale fosse l’impatto delle tecnologie digitali in tali relazioni, nel supportare e rinforzare le relazioni medesime, da un lato, e dall’altro, nel costruire comunità anche attraverso itinerari innovativi. Il gruppo di parrocchie denominato comunità di attaccamento (che riguarda il 40,0% dell’universo), è caratterizzato da una rappresentazione della comunità di tipo pragmatico. Questo gruppo si caratterizza per la risposta ai bisogni pratici (30,2%) e di socialità (17,3%). Per quanto riguarda l’utilizzo e il significato attribuito alla presenza delle tecnologie digitali in questo gruppo si evidenzia un utilizzo limitato di tali tecnologie (35,2%) prevalentemente finalizzate a svolgere una funzione di tipo informativo (60,5%).
Il secondo gruppo di parrocchie, denominato comunità generative di capitale sociale, riguarda il 30,6% dell’universo di riferimento e comprende parrocchie impegnate in molteplici azioni solidaristiche, con una fitta rete di scambi con il territorio di riferimento. Rispetto alla presenza delle tecnologie digitali ed al loro apporto per quanto riguarda le relazioni comunitarie, questo gruppo ottiene il valore più elevato rispetto all’indice di abilitazione proattiva al digitale (pari a un punteggio medio di 3,4%). Questo gruppo di parrocchie è qualificato da relazioni sociali orientate alla reciprocità e alla strutturazione di reti sociali nell’ambito delle quali prende forma un valore sociale aggiunto, il capitale sociale secondario, risorsa cruciale per il benessere soggettivo e intersoggettivo.
Il terzo raggruppamento identificato come comunità di luogo, 29,4% dell’universo, include contesti parrocchiali concreti in cui hanno luogo forme stabili di socialità. Esse si configurano come entità che attraverso l’agire intersoggettivo, rafforzano forme di appartenenza nelle quali le relazioni sociali ricevono rinforzo dalla loro collocazione all’interno dello spazio della parrocchia. Questo tipo mostra l’indice più alto di comunità promosso dalla tecnologia (3,3%). Si tratta di contesti parrocchiali decisamente orientati all’utilizzo delle tecnologie digitali nelle relazioni (21,7%) e si connotano per uno stile relazionale comunitario misto in cui i tratti tradizionali nelle relazioni interpersonali si intrecciano con elementi modernizzanti.
Dalla ricerca emergono molteplici spunti di riflessione, tra cui: la necessità di consolidare la conoscenza dei dispositivi digitali collocandoli nell’ambito di relazioni interpersonali e di comunità esistenti; e l’importanza di introdurre il tema della riflessività al riguardo dell’esperienza che la pandemia ha costretto tutti a vivere: una riflessività inclusiva che facendo tesoro di quanto acquisito, riesca a metterlo in circolo generativamente per costruire nuove esperienze di comunità all’interno e all’esterno delle parrocchie.
In sintesi, che cosa consente alle parrocchie di tenere il passo con i tempi e affrontare il cambiamento sociale senza essere fagocitate da esso? In primis il fatto di operare attraverso un metodo intersoggettivo e comunitario: tale metodo permette alle parrocchie di mantenere relazioni che si arricchiscono anche mediante il ricorso alle Ict e che contengono uno spessore di scambio e di reciprocità fondamentale. Quello cha la ricerca restituisce con certezza è che molto già c’è nelle parrocchie italiane. Questo molto già presente e attivo va scoperto, portato alla luce, ma risulta visibile scendendo in profondità. Forse è proprio questa la forza delle parrocchie italiane: continuare a essere presenti, a rilanciare relazioni interpersonali e digitali, a tessere reti, a generare contesti comunitari senza clamore, ma con un radicamento consolidato.