Possesso e uso di device digitali sempre in aumento e in età più precoce. Questo il dato di rilievo riscontrato dalla seconda edizione dalla ricerca di Milano-Bicocca “Bambini e lockdown, la parola ai genitori”. Entrambe le edizioni dell’indagine sono state condotte dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP Lombardia) con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e della spin off dell’Università di Milano-Bicocca “Bambini Bicocca”.
Il digitale si è dimostrato un aspetto sempre più rilevante nella vita dei bambini: il 58, 4 per cento dei bambini 6-10 anni possiede un device personale, percentuale in netto aumento rispetto al primo lockdown (23,5 per cento).
Anche l’età si abbassa: avevano un cellulare il 9,2 per cento dei bambini dagli 1 ai 5 anni, ora lo possiede il 14,5 per cento.
Ne è diretta conseguenza un forte aumento di utilizzo anche fuori dall’uso didattico, in particolare per i bambini 6-10 anni (il 52,5 per cento). A questo proposito, sottolineano i ricercatori, non pare nemmeno riscontrarsi l’effetto “stanchezza da digitale”, anzi è forse ipotizzabile una sorta di assuefazione all’utilizzo dello strumento digitale, che non viene più percepito come un qualcosa di “speciale” e occasionale ma diviene l’interfaccia con cui si fa esperienza della vita, dall’apprendimento allo svago.
«Il digitale, con la pandemia – afferma Paolo Ferri – è divenuto un elemento sempre più presente nella vita dei bambini. Le famiglie lo percepiscono come un elemento “naturale” del loro mondo. Non si può tornare indietro o imporre divieti. Si tratta, invece, di formare i genitori, gli insegnanti e i bambini ad un uso consapevole, critico e creativo dello smartphone. Va, infatti, evitato che lo smartphone si trasformi in una “baby sitter” o peggio in un “dispenser” di stili di vita standardizzati e di prodotti commerciali! Un compito sfidante e complesso per i genitori e per tutti coloro che si occupano professionalmente di bambini».