Secondo un tweet dal proprio profilo ufficiale, Gmail avrebbe raggiunto pochi anni fa la quota 1.5 miliardi di utenti, superando gli altri domini gratuiti. Nonostante l’alto numero di iscritti, da marzo 2018, le organizzazioni che svolgono campagne pubblicitarie via mail hanno registrato un calo nelle percentuali di apertura dei destinatari Gmail. Molti gruppi hanno, quindi, cercato di comprendere quali fossero le ragioni di questo decremento che li pone in una condizione di svantaggio e hanno trovato delle risposte osservando le modalità di classificazione automatica delle mail. Infatti, il provider di posta elettronica ha cominciato a posizionarle nella casella “promozioni”, piuttosto che nella casella principale, portando molti utenti ad ignorare questo tipo di mail.
Date queste premesse, The Markup, ha cercato di investigare le modalità di suddivisione delle mail politiche, sottoscrivendo in quattro mesi 171 newsletter appartenenti a diversi candidati presidenziali, campagne ufficiali e non degli swing states, associazioni di supporto e think thank. Per condurre questo esperimento è stata generata una nuova mail con dominio gmail.com, collegata ad un numero di cellulare non preesistente e, senza modificare in alcun modo le etichette delle caselle, è stata analizzata la destinazione delle 5.417 mail ricevute. L’esperimento ha mostrato che, per quanto riguarda le mail ricevute dai gruppi di campagna elettorale per i candidati presidenziali, meno del 7% viene visualizzato nella casella principale di posta elettronica e quasi un 30% finisce direttamente nello spam, dove vi è un’alta probabilità che non venga letto, in quanto ogni trenta giorni questa casella viene automaticamente ripulita. Delle numerose mail ricevute da associazioni e think tank circa un 9% è destinato alla casella principale, mentre il restante 91% rischia non essere letto, in quanto viene classificato come spam o inserito nelle promozioni. Una sorte molto diversa spetta alle campagne elettorali ufficiali e non ufficiali dei candidati alla Camera dei Rappresentati. Infatti, meno dell’1% delle mail derivanti dai canali non ufficiali sono state collocate nella casella principale, mentre ben il 45% di quelle inviate da enti ufficiali sono state notificate ai destinatari. Risulta interessante controllare i dati delle campagne presidenziali da vicino, infatti, le prove empiriche dimostrano che una percentuale che oscilla tra il 60 ed il 90% delle mail dei quattro gruppi che hanno dichiarato di sentirsi danneggiati dalle nuove politiche di classificazione di Gmail, sono in effetti state collocate nelle promozioni.
Dati gli elementi emersi da questa ricerca sono state portate all’attenzione del provider stesso, Google, le problematiche derivanti da queste recenti politiche. La risposta ricevuta dall’azienda statunitense è stata chiara: le ragioni che hanno portato a questa decisione sono dovute al desiderio di fornire ai propri utenti un metodo organizzativo efficiente e se la volontà delle campagne fosse quella di apparire nella mailbox principale la soluzione proposta è quella di inserire alcune pubblicità a pagamento all’interno delle mail promozionali, così da non incorrere in un decremento dei tassi di lettura.
Jasmine MILONE