Più ancora delle piste ciclabili di cui si discute in questi giorni, Torino avrebbe urgente bisogno di piste digitabili.
Come avviene a livello mondiale a proposito delle diseguaglianze tra chi ha accesso all’acqua e chi no, sta accadendo lo stesso anche tra chi può permettersi una buona connessione digitale, e i mezzi per usufruirne, e chi non ha questa possibilità. L’acqua non soddisfa solo la sete, ma permette livelli di igiene impensabili nel passato. Senza l’acqua la pandemia in questi mesi avrebbe fatto molte più vittime. Avendola con il semplice gesto di aprire un rubinetto in bagno o in cucina non ci rendiamo nemmeno più conto della sua enorme importanza. Dobbiamo andare in Africa per vedere quante migliaia di vittime miete ancora oggi la mancanza di accesso all’acqua.
La connessione e l’educazione digitale nelle nostre case devono diventare un bene primario, al pari dell’acqua. La loro mancanza aumenterà certamente le diseguaglianze e l’impoverimento sociale e culturale. Nelle città esistono ancora quartieri dove le persone non riescono a collegarsi a Internet se non dal cellulare e con costi molto salati. Ci sono ancora paesi con zone completamente oscurate o senza la banda larga. La scuola in questi ultimi mesi è stata possibile solo grazie alle lezioni on line, ma non tutti hanno avuto questa disponibilità. Troppe famiglie sono ancora impreparate ad affrontare con mezzi e competenze adeguate questa nuova modalità di apprendimento. Troppe persone sono ancora schiave di una connessione dai costi elevati e non possono permettersi lunghi orari su internet per studiare o lavorare, se non consumando montagne di costosissimi gigabyte. A Torino, e non solo, si parla molto del nuovo 5G, ma se non saremo in grado di assicurare connessioni veloci e conoscenze digitali in tutte le case con una rete degna di questo nome, avremo presto un nuovo aumento di popolazione più impoverita e discriminata.
Chantal RADICATI
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