Con l’app «Be My Eyes» si prestano gli occhi a chi non vede

Be My Eyes, un’applicazione per smartphone gratuita, nata inizialmente per mettere in contatto le persone non vedenti con dei volontari (circa 6,3 milioni) pronti ad aiutarli da remoto per ogni richiesta; recentemente è stata integrata con un nuovo generatore dinamico di image-to-text alimentato da GPT-4 (un chatbot di intelligenza artificiale) di OpenAi, un’organizzazione, senza scopo di lucro, di ricerca sull’intelligenza artificiale avente lo scopo di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale di tipo friendly AI per il benessere dell’umanità.

Questo nuovo aggiornamento dell’applicazione viene presentato da Lucy Edwards, una ragazza inglese non vedente, sul suo profilo Instagram. In un reel pubblicato, la ragazza mostra di trovarsi in palestra e di aver bisogno di sapere dove sono posizionati i tapis roulant, scatta quindi una foto e Be My Eyes le indica come arrivare al macchinario libero più vicino. Questo assistente virtuale può essere ancora più specifico e dettagliato, come in un altro esempio che Edwards mostra: lo usa su un catalogo di abbigliamento ed il programma le descrive precisamente i vestiti indossati dalle modelle e tutte le altre informazioni richieste.

In caso lo strumento non fosse in grado di rispondere correttamente ad una domanda, offrirà automaticamente la possibilità di collegare l’utente ad un volontario disponibile per l’assistenza

Attualmente questa funzione è in una beta chiusa ed è in fase di test per il feedback da parte di alcuni utenti dell’applicazione; in caso di maggioranza di feedback positivi, nei prossimi mesi, il Virtual Volunteer verrà reso disponibile a più persone non vedenti.

Speriamo di applicare questa tecnologia per fornire alle persone potenti strumenti e funzionalità per arricchire la loro esperienza di assistente virtuale in modi sorprendenti e complessi che non avremmo mai pensato sarebbero stati possibili” scrive il team di Be My Eyes sul sito ufficiale.

Anna SBARDELLATI

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