Evangelizzazione, anche nel digitale il rischio è l’esclusione

Continua dal precedente numero la pubblicazione degli esiti della consultazione sinodale della Chiesa universale del continente digitale, il progetto «La Chiesa ti Ascolta» del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

L’ascolto sinodale nel digitale ha permesso che emergesse con forza la voce di chi si sente abbandonato ed escluso e di chi ha uno sguardo di attenzione e predilezione per chi è abbandonato ed escluso. In questa linea si sottolinea l’importanza di valorizzare e accogliere la diversità nelle comunità e di lavorare per l’inclusione delle persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale o da altri aspetti. Il dialogo interreligioso ed ecumenico viene sottolineato come un lavoro prezioso che promuove la sinergia con fratelli e sorelle separati e di altre religioni nella ricerca della pace, del bene comune, della promozione sociale e della cura della vita. Inoltre la riflessione ha sottolineato il lavoro di presenza e presidio dell’evangelizzatore che lavora nell’ambiente digitale sul tema della diversità e dell’esclusione, soprattutto nelle situazioni periferiche in cui si trovano gli abbandonati e gli esclusi come parte di una Chiesa che incoraggia costantemente i processi per raggiungere le nuove periferie e lavorare per la dignità della persona in tutte le sue dimensioni. Rispetto al carisma proprio del missionario digitale si sottolinea il suo ruolo positivo in tempi di cambiamento e incertezza. La Chiesa, chiamata a differenziarsi per il suo carisma di speranza, agisce nel mondo illuminata dallo Spirito Santo a partire dalla sua vocazione di apertura, di accompagnamento fraterno nella cultura digitale diversa, creativa e mutevole.

Anche in questo frangente non mancano le segnalazioni di criticità. Sebbene la Chiesa cerchi di essere vicina agli emarginati, ciò non sempre avviene nella pratica. Gli sforzi della Chiesa per aiutare i poveri e gli emarginati spesso non riescono a raggiungere l’inclusione colmando il «divario digitale». È comune vedere gruppi che escludono ed anche le comunità digitali possono essere centri in cui solo alcune persone sono accettate. È stato osservato che la cultura digitale può anche essere escludente e discriminatoria, se i creatori digitali usano il loro potere per oscurare ed emarginare opinioni diverse. Nella Chiesa ci sono persone che etichettano gli altri e che favoriscono la discriminazione mentre chi si sente escluso non vuole solo essere semplicemente tollerato, ma incorporato nella vita della Chiesa. Ne consegue che la Chiesa deve aprirsi ai gruppi di esclusi, ascoltare e creare spazi di inclusione mentre la diversità non è sempre inclusa nell’evangelizzazione digitale.

Emerge provocatoria la domanda: come si fa a parlare di vita comunitaria se si continua a tenere fuori chi la pensa diversamente? E così pure a volte la Chiesa parla dei giovani, ma non parla con i giovani. L’invito all’azione che la consultazione propone è la condivisione di una cultura dell’incontro in particolare di coloro che si sentono abbandonate ed escluse. Affinché questo avvenga non sono sufficienti buone intenzioni, ma è necessario stabilire una pastorale specifica per il mondo digitale e accompagnare gli agenti evangelizzatori e il popolo di Dio con una formazione continua su questi temi.

D’altra parte, si percepisce anche la necessità di una visione pastorale dedicata al tema della corporeità e della sessualità. Si suggerisce di promuovere spazi digitali di partecipazione e accompagnamento e di rendere visibili le esperienze di solidarietà e accoglienza, soprattutto per le persone che non possono farlo di persona. Si raccomanda di insegnare l’inclusione attraverso la testimonianza e di cercare modi per accogliere tutte le persone con maggiore apertura recuperando la semplicità e l’umanità di Gesù nel rapporto con gli altri. Infine insistente la voce che incoraggia che la nascita di spazi di dialogo ecumenico e interreligioso e le azioni congiunte che cercano il bene comune: comprendendo le diverse esperienze che esistono nella società e nella Chiesa stessa per dimostrare che vi è concreto e forte impegno all’uguaglianza e all’equità.
(2.continua)

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