L’ultima ricerca proposta da Trend Micro raccoglie e valuta i dati relativi alla risposta delle vittime di cyberattacchi. Dalle analisi emerge che circa il 10% delle organizzazioni che subisce un attacco informatico di tipo ransomware paga in tempi brevi il riscatto richiesto dai criminali, solitamente in criptovalute. Il risultato dello studio è preoccupante: ogni riscatto è in grado di finanziare le cosiddette «cyber gang» per ulteriori nove attacchi.
L’elaborazione dei dati è stata pubblicata nella ricerca «What Decision Makers Need to Know About Ransomware Risk» e la società di sicurezza informatica afferma che le vittime che accettano di pagare solitamente prendono questa decisione rapidamente e, generalmente, pagano cifre più elevate di chi attende. Lo studio descrive le minacce da un punto di vista strategico, tattico, operativo e tecnico e rivela che il rischio di attacco ransomware – che limita l’accesso al dispositivo fino al pagamento del riscatto varia a seconda delle aree geografiche, dei settori e delle dimensioni dell’organizzazione.
Per citare un esempio, secondo l’analisi per paese di origine i paesi europei registrano tassi di pagamento del riscatto tendenzialmente bassi (11,1%), circa il 5% inferiore alla media. Tassi di pagamento del riscatto in altre regioni come il Nord America e l’Asia-Pacifica sono poco superiori alla media, rispettivamente il 17,1% e il 18,9%, mentre il tasso di pagamento più basso, inferiore all’8,3%, è stato registrato in Medio Oriente.
«Il ransomware è oggi una delle principali minacce alla sicurezza informatica di aziende e governi ed è in continua evoluzione, per questo abbiamo bisogno di metodi più accurati e basati sui dati per affrontare i rischi correlati a questa tipologia di attacco», dice Alex Galimi, Sales Engineer di Trend Micro Italia, «Questa nuova ricerca vuole aiutare i decisori tecnologici a comprendere meglio l’esposizione al rischio e a fornire ai responsabili istituzionali le informazioni di cui hanno bisogno per elaborare strategie di difesa più efficaci».
Jasmine MILONE