Salta l’accordo Siae-Meta e i social perdono la musica

Manca l’accordo Siae – Meta e la musica se ne va dai social. La società proprietaria delle principali piattaforme social ha reso noto di non aver raggiunto un accordo per il rinnovo della licenza sul diritto di autore, negli ultimi giorni sono stati infatti silenziati i brani che rientrano nel repertorio Siae.

«No al far west, i colossi rispettino le opere d’ingegno e la sovranità legislativa degli Stati», sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che aggiunge: «La indiscutibile libertà di mercato va esercitata all’interno di regole condivise e rispettate da tutti: è il fondamento di una convivenza pacifica e produttiva».

La rottura con la Siae rappresenta un precedente mondiale per il colosso di Menlo Park. «A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio», dichiara la Società degli autori ed editori italiani, «tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti».

«La preoccupazione per l’impatto del mancato accordo tra Meta e Siae è molto forte», spiega il presidente di Confindustria Cultura Italia, Innocenzo Cipolletta, «il dovere di un editore globale come Meta, così come il dovere di una società di gestione collettiva dei diritti come è Siae, è quello di agire sempre per facilitare l’accesso ai contenuti culturali e creativi e di assicurare il rispetto di tutta la comunità creativa. In quest’ottica la recente Direttiva Copyright ha stabilito regole molto precise per le licenze di musica online che vanno seguite e rispettate».

L’associazione influencer, in una nota, auspica «che il dialogo tra le due realtà abbia un epilogo costruttivo», nella convinzione che, «specialmente per quanto concerne le professioni creative, sia importante ripristinare il precedente stato dell’arte».

R.V.

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