Zuppi, l’era digitale e il nuovo umanesimo

Pubblichiamo un estratto del messaggio del card. Zuppi per la giornata dell’Università Cattolica, fortemente incentrato sui temi della pagina e sul servizio per l’Apostolato Digitale.

I Centri accademici hanno un triplice compito rispetto alla conoscenza: devono contribuire al suo sviluppo, attraverso la ricerca e il progresso scientifico nei diversi ambiti del sapere; hanno la responsabilità di trasmetterla e consegnarla alle nuove generazioni con una didattica aggiornata ed efficace; sono chiamati a condividerla con le diverse realtà impegnate a promuovere lo sviluppo umano per contribuire alla soluzione dei non pochi problemi che l’umanità sta affrontando. […]

Siamo entrati nell’era degli algoritmi, frutto dell’ingegno umano ma oggi divenuti così potenti e autonomi, anche attraverso sistemi di autoistruzione, da imitare e sostituire la mente umana in molte funzioni. Non possiamo non vedere le enormi potenzialità di questo sviluppo ma non meno evidenti sono i rischi per il futuro dell’umanità. Come ha affermato più volte Papa Francesco: «Nel momento presente sembra necessaria una riflessione aggiornata sui diritti e i doveri in questo ambito. Infatti, la profondità e l’accelerazione delle trasformazioni dell’era digitale sollevano inattese problematiche, che impongono nuove condizioni all’ethos individuale e collettivo» (Discorso alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020).

La conoscenza oggi deve misurarsi con un orizzonte sempre più complesso dove un sapere così ampio e innovativo necessita di una rinnovata visione dell’umano e di criteri etici altrettanto rigorosi e appropriati, soprattutto perché sono in gioco la natura e il futuro dello stesso essere umano. Gli scenari che si vanno delineando sono molteplici e non privi di rischi. Da una parte vediamo l’emergere del trans-umanesimo come crescente interazione dell’umano con le innovazioni tecnico-scientifiche da cui possono derivare modificazioni significative che ne possono pregiudicare l’identità. […]  Dall’altra, assistiamo al profilarsi del post-umanesimo quale processo che mira esplicitamente, almeno nelle sue forme più radicali, ad andare oltre l’attuale condizione umana prefigurando l’affermarsi di altre forme di vita che possono andare dall’ibridazione uomo-macchina all’utilizzo spinto delle biotecnologie per modificare la struttura biologica dell’umano. Non si tratta di fermare la ricerca e lo sviluppo, tutt’altro!

Occorre però essere consapevoli che è necessario custodire l’umano, salvaguardare ciò che contraddistingue e caratterizza ogni persona e gli conferisce una peculiare dignità. […] Per questo l’umanesimo, attingendo alla grande tradizione medioevale e rinascimentale, arricchito dalla visione dell’antropologia cristiana, rappresenta ancora oggi un terreno decisivo per riconoscere e promuovere la piena verità sull’uomo e il suo destino, per affrontare le grandi sfide del tempo presente attraverso processi di autentica solidarietà e fratellanza, per rendere protagoniste le nuove generazioni di quei cambiamenti di cui l’umanità ha urgente bisogno.

Solo una visione che parta dalla centralità dell’uomo e dalle sue istanze trascendenti potrà consentire alle donne e agli uomini del nostro tempo di affrontare questioni impellenti che richiedono di promuovere e coltivare la sostenibilità contro la devastazione ambientale, la giustizia e la pace per superare i conflitti, l’accoglienza e l’integrazione per contrastare la cultura dello scarto.  La Scrittura ci ricorda che principio di ogni conoscenza e della vera scienza è il “timore di Dio”, ossia la consapevolezza che siamo suoi collaboratori nello sviluppare l’opera della creazione e rendere visibile la salvezza donata dal Signore Gesù Cristo. Nel libro dei Proverbi leggiamo che questo sguardo è necessario «per acquistare una saggia educazione, equità, giustizia e rettitudine, per rendere accorti gli inesperti e dare ai giovani conoscenza e riflessione» (Pr 1,3-4).

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