E se a difenderci in tribunale fosse l’intelligenza artificiale? Negli ultimi giorni si sta infatti vagliando questa opzione come supporto agli imputati di illeciti di lieve entità.
L’Intelligenza artificiale in questione è stata sviluppata da DoNotPay, che ha già utilizzato in precedenza chatbot generati dall’intelligenza artificiale per aiutare alcuni cittadini statunitensi ad ottenere rimborsi per il Wi-Fi in volo che non funzionava, abbassare le bollette della luce e contestare multe per parcheggi non pagati.
Il primo caso ufficiale che affronterà questo nuovo difensore si terrà il prossimo febbraio, si tratterà di un’udienza di routine, una multa per eccesso di velocità, ma stabilirà comunque un precedente. L’intelligenza artificiale dovrà svolgere il ruolo di avvocato in tutto e per tutto, consigliando al suo cliente attraverso l’auricolare cosa dire durante il corso del caso giudiziario. Da uno smartphone infatti sarà in grado di ascoltare quanto avviene in aula, raccogliere dati audio e fornire suggerimenti al cliente.
Secondo le rilevazioni, negli Stati Uniti l’80% degli americani a basso reddito non ha accesso all’assistenza legale e questa tecnologia potrebbe fornire una soluzione semplice, economica e, si suppone, efficace.
Joshua Browder, amministratore delegato dell’azienda, ha affermato che la società ha fatto affidamento sui modelli di intelligenza artificiale per vincere oltre 2 milioni di controversie per conto di individui contro istituzioni e organizzazioni. Ad oggi, la società ha raccolto 27,7 milioni di dollari da vari investitori, tra cui Andreessen Horowitz, una delle maggiori società americane di venture capital che ha già investito nel settore tecnologico.
Non è detto che l’AI possa essere usata su larga scala e in tutti i tribunali, ma l’obiettivo finale, secondo il CEO, è democratizzare la rappresentanza legale, rendendola gratuita per tutti coloro che ad oggi, per ragioni economiche, faticano ad avere accesso ad un equo processo.
Jasmine MILONE