Sono molteplici i modi in cui persone da tutto il mondo stanno cercando di offrire il proprio supporto alla popolazione ucraina e alcuni esempi provengono anche dal web.
«Oggi sono già 1,5 milioni gli ucraini, principalmente donne e bambini, che hanno lasciato le zone di conflitto per arrivare in Europa, ma nelle prossime settimane il numero potrebbe salire fino a 5 milioni. Di fronte a questa tragedia, milioni di famiglie europee hanno espresso la loro solidarietà e la volontà di aiutare, ma in assenza di soluzioni accessibili ed efficienti, chi cerca una sistemazione ha difficoltà ad incontrare chi è disponibile ad offrirla».
Così i suoi fondatori spiegano come è nata EU4UA, la piattaforma che mette in contatto le famiglie residenti in Europa disponibili ad offrire un alloggio ai cittadini ucraini in fuga dal paese. Chi attraversa il confine senza una vera e propria meta ha davvero bisogno di tutto e chi si propone come host può rendere la propria casa un rifugio gratuito per chi è stato costretto a lasciare la propria terra. Ai cittadini ucraini è sufficiente inserire la propria mail all’interno del sito ed indicare le proprie necessità (se ci sono bambini, anziani, feriti) e grazie alla piattaforma vengono messi direttamente in contatto con una serie di famiglie disponibili nella zona.
Sulla stessa scia è arrivata un’app anche dagli Stati Uniti, si chiama Ukraine Take Shelter ed è stata sviluppata da un giovanissimo studente di Harvard che ha impiegato le proprie abilità per dare un aiuto concreto a chi è in cerca di una sistemazione provvisoria. Anche attraverso questa piattaforma vengono messi in contatto cittadini ucraini e host europei che hanno la possibilità di offrire un alloggio e il proprio supporto per le prime necessità, come conoscere la lingua e accedere ai servizi pubblici.
È anche grazie alla connessione generata da questi strumenti che si ha un notevole risparmio di tempo, si riducono gli ostacoli e si ha la possibilità di offrire supporto fisico e psicologico a chi sta vivendo il dramma della guerra.
Jasmine MILONE