Assistenti vocali, anziani meno soli

Una ricerca condotta da EngageMinds HUB dell’Università Cattolica in collaborazione con DataWizard fotografa il rapporto tra gli anziani e gli assistenti vocali. Il valore del progetto “Voice4Health” sta nel far emergere le profonde ripercussioni che un assistente vocale è in grado di portare in un mondo, come quello degli anziani, nel quale le nuove tecnologie potrebbero rappresentare un grande valore aggiunto, ma dove diventano invece molto spesso causa di isolamento.

Rispetto ad altri device in circolazione, gli assistenti vocali hanno un merito: avvicinano i contenuti all’utente, abbattendo le barriere e contribuendo al benessere psicofisico della persona, diventando un importante stimolo specialmente negli anziani. Infatti, dalla ricerca emerge che tre utenti su quattro dichiarano di aver ricavato un vero e proprio beneficio dall’utilizzo di un assistente vocale su base giornaliera, riportando “una significativa riduzione dello stress psicologico e un miglioramento dell’attitudine personale all’uso della tecnologia”. Un avvicinamento amichevole ad una tecnologia vista come lontana, per ascoltare musica o effettuare videochiamate, soprattutto in un momento come questo nel quale tutti ricordano quali nefaste conseguenze abbia avuto l’isolamento durante i mesi più duri della pandemia.

“Dal punto di vista emotivo il 52% degli intervistati ha dichiarato di aver mantenuto un elevato stato di benessere anche nelle settimane successive alla sperimentazione. Ma di tutto rilievo è stato anche l’impatto sulle relazioni sociali perché dopo la sperimentazione, ben il 62% degli intervistati ha avuto la sensazione di sentirsi meno solo e il 98% ha espresso una maggior volontà di comunicare con altre persone mediante le nuove tecnologie”, afferma Serena Barello, ricercatrice della Cattolica. Sembra quindi che l’innovazione cominci a fare meno paura e che le nuove tecnologie risultino sempre più accessibili e “silver friendly”, permettendo anche alla fascia di popolazione più anziana di sfruttare i benefici dell’interazione uomo-macchina e riducendo così il digital divide.

Jasmine MILONE

 

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