Ripresa e resilienza, il piano post Covid per la Next generation

Nella crisi globale della Chiesa e della società europea ed italiana è più che mai necessario avere e dunque offrire una visione del futuro. Per avere un orizzonte verso cui muoverci, per avere una ragione per continuare a spendere noi stessi per una meta, per poterci porre qualunque sia il nostro ruolo sociale o ecclesiale – come guide, come pastori, come profeti. Il virus ha evidenziato che abbiamo bisogno di guarigione, fisica e spirituale, teologale cioè in dialogo con il Signore. Sentinelle nella notte, annunciatori dell’alba, del giorno nuovo più che del ritorno della luce. Per farlo dobbiamo partire dalla realtà, non esiste alternativa.

Ripresa e resilienza sono le due parole guida del Piano nazionale (Pnrr) che il governo italiano ha predisposto per illustrare alla Commissione europea come il nostro paese intende investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma Next generation Eu. Come sappiamo si articola su tre assi: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Ognuno di questi assi è profondamente segnato dalla condizione digitale in cui viviamo. Non potrebbe essere diversamente: il digitale ha vinto la rivoluzione industriale globale e se guardiamo alla società, alla nostra gente, possiamo contare già quattro generazioni di nativi digitali: la generazione text (interfaccia testuale) che raccoglie i nati a partire dalla metà degli anni ’70; la generazione web (interfaccia web) che riguarda i nati alla metà degli anni ’80; quella social media (interfaccia web 2.0) dei nati alla metà dei ’90 e infine la touch (interfaccia touch) dei nati alla metà del primo decennio 2000. La Next generation Eu è digitale. Ma non ha ancora una cultura digitale ed il sistema tecnico non è accompagnato da una cultura che sia in grado di governarlo davvero.

Non si tratta di saper usare, si tratta di saper comprendere. Altro dato di realtà. In agosto è stato pubblicato il risultato di una consultazione mondiale che ha coinvolto due milioni di giovani in tutto il mondo, i «global shapers», giovani dai 20 ai 30 anni con una consistente scolarizzazione, legati a circoli minori affiliati al World Economic Forum. I leader di domani del pianeta, ad ogni livello – politico, economico, sociale. Apostolato Digitale ha partecipato alla loro consultazione e si è confrontato con questi giovani in alcuni eventi che hanno avuto luogo anche a Torino. Dal manifesto (cfr. il box con qr code in pagina) sono emerse alcune considerazioni molto interessanti: ne riportiamo due. I giovani sostengono un Internet aperto, ma sono preoccupati per l’uso improprio. I giovani si fi dano di più di un sistema gestito dall’intelligenza artifi ciale rispetto ad un sistema gestito dagli umani e dall’attuale politica. Due esempi, forti, che ci fanno pensare. Sono questioni globali, ma che possiamo affrontare a livello locale, questioni che incidono sulla società, sulla nostra vita e dunque sulla nostra fede, sul rapporto tra le generazioni, su chi sta crescendo, chi si affaccia alla vita, chi deve educare e chi è educato. Su ogni ambito della pastorale, in definitiva. Abbiamo bisogno di una visione del futuro su questi temi, teologale.

Per questo abbiamo scelto di continuare ad offrirvi anche quest’anno, in stretta collaborazione con la redazione del nostro giornale diocesano, questo spazio di riflessione a più voci, ogni settimana. Per essere a servizio del pensare questo tempo, ascoltando chi è più vicino alla nostra sensibilità e chi è più lontano, chi ha una mentalità prettamente tecnica e chi una pastorale. Anche così possiamo costruire e proporre insieme un tempo nuovo, dopo la pandemia o nelle sue code: come diceva Simone Weil dobbiamo imparare ed avere il coraggio di camminare con gli occhi aperti controvento. Per la ripresa del mondo, del Paese, dei nostri territori, della Chiesa, con resilienza o, per dirla con termini più nostri, con umiltà e speranza, con fortezza e profezia. A servizio, di chi fa apostolato e, facendo apostolato, in una condizione digitale.

don Luca PEYRON
Ivan ANDREIS

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