Sebbene siano passate settimane, ancora molto si parla della finale degli Europei 2021. In questo caso ad accendere la miccia è un articolo del quotidiano “El Pais”, citando fonti interne alla federazione inglese, svela che il ct Southgate ha scelto i rigoristi in base ad un algoritmo e all’analisi di dati.
Tutto è partito anni fa quando il coach inglese si appassionò alla possibilità di utilizzare algoritmi nel calcio: “Abbiamo analizzato migliaia di tiri abbiamo cambiato la nostra cultura. Storicamente la federazione inglese viene vista come un gruppo di vecchi in giacca e cravatta, scollegati dal resto della società. Ci siamo dovuti modernizzare ”
Il risultato della finale di Wembley lo conosciamo tutti, e per noi italiani è un piacevole ricordo. Va tuttavia letta con attenzione questa informazione è infatti parziale perchè tutte le federazioni calcistiche hanno programmi di analisi dei dati derivanti dalle partite e su ogni singolo giocatore proprio e avversario. Tutto questo dice che il calcio si sta avvicinando al baseball americano nella capacità di analizzare i dati (big data) ma anche che queste informazioni non sono sufficienti a determinare l’esito finale.
Nello sport la variabile umana resta predominante e dà incertezza al risultato. Chi non sbaglia mai un rigore può farlo, chi non ha mai fatto prestazioni degne di nota, può trovare quella spinta interiore che cambia l’esito della competizione. Abbiamo visto quanto la compagine azzurra abbia fondato tutto il percorso vincente sul valore dell’amicizia, abbiamo notato come capitan Chiellini abbia sfidato psicologicamente Jordi Alba prima con la scenetta del “mentiroso” e poi il povero rigorista inglese Saka urlandogli “Kiricocio”(sembra porti sfortuna).
Alla fine quello che resterà di questo Europeo a livello tecnico è che gli strumenti tecnologici non sono la soluzione, sono elementi di aiuto che non permettono, per fortuna, di eliminare la variabile più bella e imprevedibile del mondo: l’essere umano.
Andrea ANNUNZIATA