Le campagne di disinformazione non sono certo un´invenzione innovativa, si pensi ai contenuti spesso fittizi della propaganda diffusi già durante la Prima Guerra Mondiale. Ad oggi però la circolazione di questi messaggi via web – spesso tradotti in più lingue e cliccabili da milioni di utenti in tutto il mondo – rende le fake news un fenomeno di potata tale da influenzare finanche il rapporto tra cittadini e governi.
Proprio dalla necessità di riconoscere e denunciare le bufale online, il gruppo del MIT di Artificial Intelligence Software Architectures and Algorithms ha sviluppato il “Programma di Riconoscimento delle Operazioni di Influenza” (RIO), quelle campagne di disinformazione a tutti gli effetti, realizzate con il fine ultimo di modificare gli assetti politici in corso, favorendo così alcuni attori della scena internazionale.
Lo scopo dell´algoritmo è quello di individuare automaticamente le informazioni difformi dalla realtà e bloccarne la diffusione sui social media. Per raggiungere questo risultato il team ha studiato circa 28 milioni di Tweet e grazie all´analisi del linguaggio e alla ricerca incrociata su più canali di informazione, il programma è in grado di individuare una fake news con una percentuale di successo del 96%. Grazie all´applicazione di sistemi innovativi di machine learning combinati all´approccio statistico, l´algoritmo sviluppato è in grado anche di rilevare l´impatto che ha avuto sul web la divulgazione della fake news in questione e come il messaggio è stato modificato o amplificato durante la sua diffusione. Inoltre, RIO è uno dei pochi programmi in circolazione che non si ferma al riconoscimento delle false informazioni generate da bot ma è capace di identificare anche quelle diffuse da account gestiti da utenti reali.
Nonostante i traguardi raggiunti il team di ricerca continua a perfezionare il sistema e spera un giorno di poterlo applicare a tutti i social network esistenti, perché, sottolinea «La difesa dalla disinformazione non è solo una questione di sicurezza nazionale, è la base per la protezione dei fondamenti democratici.»
Jasmine MILONE