Qual è la prima cosa che tutti fanno non appena notano la comparsa di un sintomo finora sconosciuto? Lo cercano su Google. L’azienda ha notato che il suo motore di ricerca viene usato praticamente per tutti i tipi di sintomi, inclusi quelli dermatologici, così ha realizzato uno strumento per l’auto-diagnosi dermatologica basato su tecnologie di intelligenza artificiale che sarà disponibile al pubblico fra qualche mese. Lo strumento, che ha già il marchio CE come dispositivo medico di classe I, si presenta come una semplice app per cellulare; l’utente non dovrà fare altro che scattare una foto della pelle, delle unghie o dei capelli per ottenere dal sistema una prima diagnosi.
Ma quanto è accurato il modello predittivo dell’AI? Google, in uno studio del 2019 su cui si basa questo software, evidenzia come i risultati siano superiori a quelli che potrebbe dare un medico di base e paragonabili a quelli che fornirebbe un dermatologo. Ma nonostante sia importante tenerne conto, bisogna ricordare che in questi casi i risultati lasciano – letteralmente – il tempo che trovano: più vengono utilizzati e aggiornati, più i sistemi AI tendono a migliorare. I risultati del 2019 non saranno quelli del 2021, che non saranno quelli del 2023. Queste tecnologie raggiungeranno e prima o poi supereranno gli specialisti nei compiti più banali.
Ciò a cui bisogna fare attenzione è la leggerezza con cui gli utenti potrebbero dimenticarsi di effettuare le visite dermatologiche di routine grazie al novello “dottore nel taschino”. A parte il pericolo di falsi positivi e negativi, che c’è sempre, oggi il medico in carne e ossa è l’unico in grado di mettere insieme visita obiettiva e storia clinica del paziente, cosa che il software ancora non fa. L’auto-diagnosi dell’AI può essere utile per individuare condizioni che altrimenti avrebbero potuto essere ignorate ma non sostituisce in nessun modo i controlli periodici dal medico specialista. Quello umano.
Luca SAMBUCCI