Tutti ne parlano. Molti ne scrivono. Il Governo lo promuove, ma i cittadini cosa ne sanno?
Da lunedì 10 maggio, l’Europa ha comunicato che il Green Pass giungerà in fase sperimentale presso dieci Stati tra cui l’Italia, con l’attivazione definitiva dal 1°di giugno
Il Green Pass o Green Digital Certificate (Certificato Verde Digitale) si baserà su di un QR code che presumibilmente rimanderà ad informazioni protette, anche da eventuali falsificazioni, attraverso una firma digitale.
Sarà gratuito, della lingua nazionale del paziente oltre che in inglese, e sarà valido in tutti i paesi dell’Unione Europea.
Mentre l’Italia con il decreto Riaperture (D.L. 52 del 22 aprile 2021) ha istituito un proprio “green pass” (nazionale). Ricordiamo che su questo tema è intervenuto anche il Garante Privacy sollevando non pochi dubbi e criticità.
Allo stato attuale, tale green pass non esiste né in forma cartacea né digitale, tranne che per alcune perigliose derive regionali come Bolzano, perdurando da un lato quella frammentarietà a livello nazionale come assistiamo da mesi con riferimento alla Campagna vaccinale, e dall’altro un’incertezza in termini di protezione dati.
Ad oggi, non è dato sapere nulla di più se non da un lato i requisiti per l’ottenimento, e dall’altro le specifiche tecniche definite dall’eHealth Network che ha prodotto delle linee guida tecniche.
I prossimi passi: pur nell’evidente incertezza, dovranno seguire ulteriori “lavori” in attuazione di quanto già accennato.
Gli Stati membri saranno sì incoraggiati a sviluppare “sistemi di informazione sull’immunizzazione” e, più in generale, a prendere iniziative volte a digitalizzare ulteriormente il settore sanitario. Il tutto inquadrato da uno specifico Regolamento UE, di prossima emanazione.
Non ci resta dunque che attendere ed osservare gli sviluppi tenendo pronta la valigia; sapendo che ad oggi, il green pass resta una chimera.
Avv. Chiara PONTI
IT Legal e nuove tecnologie