Da alcuni anni è in corso un dibattito che coinvolge diverse istituzioni, con ricadute sulla collettività intera che riguarda l’etica dell’Intelligenza Artificiale.
Alla base di questo dibattito c’è la convinzione che questa disciplina possa rappresentare un pericolo per l’umanità perché come tutte le tecnologie potenti anche questa potrebbe portare a risultati distopici. A rafforzare queste paure vengono evocati racconti e film di fantascienza dove il robot, divenuto intelligente e autonomo, si ribella contro i suoi creatori con conseguenze disastrose.
In realtà non abbiamo macchine come quelle mostrate nei film di fantascienza, ma abbiamo applicazioni che in campi determinati e ben definiti eguagliano e spesso superano le capacità dell’uomo. Oggi abbiamo artefatti che se la cavano meglio di noi anche in compiti cognitivi, seppure in ambiti ben determinati.
Queste applicazioni sono dotate di capacità di percepire l’ambiente che le circonda, riconoscono immagini, filmati, suoni, compresa la voce umana, sanno sintetizzare il linguaggio scritto e parlato e, apparentemente, sanno comprenderlo, creando racconti, articoli, rispondendo a domande o facendo riassunti (in realtà le macchine non capiscono, ma si comportano come se lo facessero). Partendo da esempi, riescono ad imparare un’azione, un comportamento e molto altro. Inoltre sanno fare ragionamenti logici, pianificare azioni, risolvere problemi complessi e realizzare soluzioni creative: brevetti, musica, quadri ed altre opere d’arte (imitando il comportamento di un artista).
Noi siamo abituati a pensare ai computer come macchine che eseguono passo per passo le istruzioni che un programmatore impartisce loro (un algoritmo).
L’Intelligenza Artificiale, in tutte le sue forme e declinazioni, è una tecnologia dichiarativa: il programmatore deve descrivere il contesto del problema, gli obiettivi da raggiungere, gli strumenti a disposizione ed i vincoli che sono presenti nel contesto stesso; sulla base di questa conoscenza, descritta in linguaggi di alto livello (anche in linguaggio naturale), o attraverso esempi, la macchina crea autonomamente l’algoritmo che porta alla soluzione. E’ importante descrivere correttamente questi elementi, altrimenti gli effetti che otterremo saranno diversi da quelli attesi.
Arthur Clarke, famoso autore di fantascienza, diceva che “qualsiasi tecnologia sufficientemente sofisticata è indistinguibile dalla magia”. I racconti di magia sono pieni di esempi dove vengono espressi desideri sbagliati con effetti negativi. Di solito il protagonista ha a disposizione tre desideri ed il terzo è quasi sempre rappresentato da: “Torna indietro dai primi due che ho espresso perché non ho ottenuto quello che volevo”.
Oggi siamo immersi in un contesto che sappiamo descrivere male e spesso i nostri desideri sono sbagliati.
Pensate all’economia. Definiamo come risorse scarse il capitale ed il lavoro e pensiamo che le risorse ambientali siano inalterabili e senza limiti. Pensate agli obiettivi: vogliamo far crescere il profitto e il PIL, che non sono misure del benessere, ma strumenti che pensiamo possano portare al benessere (oggi molti economisti stanno mettendo in dubbio questa asserzione). Stiamo scambiando il mezzo per il fine.
Pensiamo al contesto: la temperatura del pianeta sta aumentando, i pesticidi e gli insetticidi che stiamo usando per le coltivazioni stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza degli impollinatori (api, farfalle ed altro), la plastica non biodegradabile, insieme ad altri rifiuti, pervade l’ambiente. Ci sono studi che affermano che, da qui al 2100, potremmo provocare l’estinzione di una specie animale o vegetale su 6.
Forse non dobbiamo aver paura dell’intelligenza artificiale, ma della scarsità dell’intelligenza umana. Abbiamo necessità di cambiare il nostro modello socio economico per far crescere il benessere di tutti, senza distruggere il pianeta e tutte le specie viventi che lo condividono con noi. Abbiamo bisogno dell’Intelligenza Artificiale per raggiungere questo ambizioso obiettivo.
Piero POCCIANTI, presidente Associazione italiana per l’Intelligenza Artificiale