L’Europa fa un passo in avanti per diventare un continente digitalmente sovrano, o perlomeno accelera in quella direzione. Nata nel 2019 da una iniziativa del governo tedesco, Gaia-X è una soluzione a livello comunitario al problema della conservazione e utilizzo di una grande mole di dati. Sino ad oggi la gran parte dei dati – pubblici e privati – sono di fatto custoditi in macchine residenti negli Stati Uniti o comunque essi legati. Questo faceva sì che fossero applicabili le leggi americane e non quelle europee su di un bene, i dati, sempre più strategico non solo dal punto di vista economico ma anche politico e sociale.
La cultura della conservazione dei dati e del loro utilizzo è di fatto di tre tipi sul pianeta: pieno controllo da parte dello Stato, modello cinese; controllo del mercato, modello americano e controllo democratico, modello europeo. Il nostro modello è quello che riflette i valori europei di fatto omologhi alla dottrina sociale della Chiesa. Ma le legislazioni sono inefficaci se i dati non sono conservati su server europei. Per questa ragione l’adesione a Gaia di 25 Paesi è un’ottima notizia per tutti noi. Lo sviluppo di questi servizi seguirà i principi europei al fine di garantire i massimi requisiti di sicurezza e protezione della privacy.
Un ulteriore importante vantaggio aggiunto di Gaia-X è la garanzia della sovranità dei dati: ogni utente decide autonomamente dove vengono archiviati i suoi dati, chi può elaborarli e per quale scopo, Perché 1 giovane su 5 si toglie dai social in base alla classificazione dei dati dell’utente. Dati dunque non al servizio di monopoli o di governi dalle politiche opache. In assenza di un cloud europeo il rischio sarebbe che tra cinque anni, il valore stimato dalla Commissione Europea dei nostri dati in 829 miliardi di euro, fluisca in gran parte verso Stati Uniti e Cina. Una buona notizia che rilancia l’etica europea dando concretezza alle nostre leggi e rimettendo al centro il bene comune.
L.P